Mestieri
artistaLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Russia, CinaData di partenza
2004Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Il lungo viaggio di Francesca Cogni, che nel 2004 attraversa Russia e Asia in treno, fa tappa in uno dei territori più affascinanti dell'Oriente: la Mongolia.
24° GIORNO
Altra sveglia alle 6.
Il tedesco comincia immediatamente a parlare e non dà cenni di smettere per tutta la durata del viaggio.
Frontiera: 5 ore in Russia e più di 2 ore in Mongolia.
Treno fermo, i doganieri che passano al setaccio gli scompartimenti, la gente prima non può scendere, poi, una volta restituito il passaporto, si può andarsi a fare un giretto nella stazioncina.
Alla frontiera russa siamo usciti incamminandoci per un sentiero erboso, e poi verso un mercatino all’aperto con vestiti e cianfrusaglie.
In Mongolia i venditori di sacchetti di BUZZ in stazione e una partita di calcio di militari in un campo di dietro.
Ore 20.oo ECCOCI IN MONGOLIA
La transmongolica segue il percorso della via del tè tra Beijing e Mosca (XVIII – XIX secolo). All’epoca ci volevano 40 giorni a percorrere questi 7865 Km. Negli anni 50 del 1900 entra in funzione la ferrovia, ora ci vogliono di filato 5 o 6 giorni.
La ferrovia costeggia la catena montuosa del KHANGAI NURUU.
1/3 del paese è occupato dal deserto dei Gobi, fatto di steppa desertica.
MONGOLIA 25° GIORNO
ULAAN BAATOR
Altro risveglio improponibile. ore 6.20.
La Povodna ci bussa alle 5 e ¼
(Dominik continua a parlare. Forse non ha mai smesso tutta la notte, siamo solo noi che ci siamo addormentati). Scesi dal treno ci avviamo verso la Guest House consigliata dalle francesi a Irkutsk, a piedi. [alba INDUSTRIAL rosa profondo nei palazzi in costruzione]. Camminiamo tantissimo verso questa SEOUL Road avanti, indietro, chiediamo a tutti, ognuno dice una cosa diversa, le case sono in blocchi numerati in ogni quartiere, avanti e indietro.
Dopo 2 ore capiamo che era nel 1° posto in cui ci eravamo fermati.
I mongoli sono davvero gentili. Atmosfera distesa, diversa, bella e accogliente. Salutano, sorridono. Alla guest house praticamente sveniamo. È una camera con dieci [..] per terra e una cucina, gestita da ragazzi giovanissimi. (Dormiamo fino all’1, con Princeton che continua a svegliarci. Terribile).
Una volta svegli partiamo alla volta della stazione. NIENTE TRENI per PECHINO fino ad OTTOBRE. (decidiamo di fare fino alla frontiera e poi pullman. Il 23.
I taxisti i taxisti sono economici, guidano come pazzi e non sanno le strade per niente (gliela indichiamo noi….)
Ho comprato una gonna da monaco. La seta qui costa un dollaro al metro (chissà in cina…)
Ai piedi del monastero due GHER, un centro sciamanico.
“CENTER OF SHAMAN ETERNAL HEAVENLY SOPHISTICATION”
Molta vita si svolge per strada, giocano a biliardo, telefonano (signore con telefono fisso vanno in giro per strada a far chiamare la gente) è una città che sembra costruita con un accumulo completamente casuale.
Tante case, palazzi in costruzione, ogni tanto un recinto basso, una piccola palizzata di legno e dentro una gher. Bambini di nessuno vanno in giro per strada sporchi, raccolgono bottiglie di plastica e le rivendono, giocano sul marciapiede.
Cena buonissima lungo peace Road, sempre Mutton.
Alla guest house Princeton parla un po’, poi fortunatamente sviene. Ci sono una coppia, lui francese lei Giapponese, simpaticissimi. Tomo e Vincent, bei discorsi alla vodka in cucina su linguaggi e cultura.
26° GIORNO
Teo esce presto per il consolato cinese insieme a Vincent, noi con più calma, andiamo in lavanderia, poi Teo da l’ok e ci vediamo in stazione per i biglietti (diamo noi le indicazioni all’autista per la stazione…), comunicazione fortunatamente mediata da Tegshee.
Alle 2 partiamo, dopo 5 buzz a testa.
Siamo con Tegshee, hard rocker con maglietta dei GUN’S e bandana dell’ Harley Davidson.
L’autista è un altro ragazzo che assomiglia Giacomo […].
È strano viaggiare per queste pianure sterminate ascoltando November Rain… L’uscita da U.B. è caotica, ognuno guida come vuole, senza precedenze e con pochi semafori. L’asfalto è incredibile, non ci credi che la gente faccia degli zig zag in contromano simili!…
Sfiorano il frontale come se nulla fosse. Ci fermiamo in un centro commerciale in periferia per fare la spesa. Piove. La macchina pare scassatissima, ha i vetri oscurati.
La città sfuma, qui ci sono montagne intorno, pascoli verdi collinari con montoni, cavalli, mucche, yaach e cavalieri solitari.
Entriamo nella riserva naturale a est di U.B. Ci sono qua e là grandi massi che sembrano disegnati con il contorno nero, facce e forme nelle rocce.
Ci fermiamo vicino a un fiume. Sulle rive c’è un bosco.
Poche gher sparpagliate e cavalli capre mucche. Tutto verde, fiume limpido, acquitrini.
Bambini di 2 anni che cavalcano (senza sella). Un cammello con la gobba sgonfia. Un paradiso.
Ci accampiamo lì, abbiamo due tende canadesi e ci mettiamo vicini alle altre gher, a cui ci appoggiamo per mangiare.
The, the di latte con sale, caglio di latte di pecora. Dato che il “pacchetto” comprende 2 pasti al giorno, anche se sono le 6 decidono di darci il lunch. Alle 9 la cena.
Nel frattempo Tegashee ci porta a pescare lungo il fiume e sembra di essere nella foresta. I bambini ci vengono incontro (gli ho fatto dei ritratti che gli ho regalato).
Il terreno è fangoso e a tratti paludoso. I vestiti sono bellissimi, lunghe casacche con una cintura in vita, cappelli tipici e stivali. Colori forti a tinta unita.
Chissà se il minimalismo orientale viene dalla semplicità / essenzialità dei loro tratti somatici.
(Nella gher dove mangiamo ci sono anche dei volontari, un gruppo di inglesi /americana/malese già incrociati alla guest house, di ritorno nei loro rispettivi paesi, inizialmente freddi, iniziano subito dopo cena con le varie guide e driver una serie di “drinkin’game”. La situazione è bella, surreale in una gher.
Poi ci impaludiamo a piedi verso un fuoco nel buio con mongoli di tutte le età che passano la sera, bambini ragazzi vecchi sotto una stellata nitidissima ed enorme. La comunicazione che si instaura è magica, fatta di sorrisi e mezze frasi condite dalla voglia di capirsi. La tenda è freddissima!
[i mongoli buttano la loro pattumiera nel bosco, per terra. Hanno talmente tanta natura che non hanno idea di cosa voglia dire preservarla!. Anche Tegshee. Non hanno idea di cosa significhi come concetto, né di che senso abbia. Nonostante una religiosità così animista.]
27° GIORNO
TEVCLJ
Fermi in mezzo al nulla. È successo qualcosa alla macchina e hanno preso il crick, l’hanno alzata e stanno attaccando qualcosa con il fil di ferro. Fa freddino, c’è vento. Il vento è l’unico rumore. Per il resto silenzio. Montagne all’orizzonte e steppa. Nulla di nulla.
Il cielo è così nitido che si vedono le nuvole a centinaia di chilometri di distanza, strati su strati di nuvole di ogni colore. Verdi declivi spogli a perdita d’occhio e la strada in mezzo. (strada piena di buche nell’asfalto – quando c’è l’asfalto). Pioggia torrenziale a tratti.
Migliaia di piccole cavallette saltellano come una pioggia battente ad ogni passo.
Chissà che freddo in inverno.
Non c’è davvero traccia umana salvo la strada e qualche gher, piccoli villaggi ogni tanto, cavalieri e montoni, yaac, cavalli. Il cielo sta diventando nero e denso. La macchina sempre a posto. Carichiamo. Partiamo?
Dune nel nulla. Strada di niente fino a un campo turistico. Noi ci accampiamo dietro. Pianura, steppa. Dune di sabbia e tramonto.
A destra, sopra le montagne rocciose, nuvoloni di pioggia, illuminati a tratti da lampi che danno luce a tutta la nuvola da dietro, a intermittenza, come una radiografia. Sembra che qualcuno accenda e spenga lampadine dietro le montagne.
Scende la notte ed esce una stellata bellissima. Anche Tegshee ci raggiunge nel buio in cima a una duna a guardare le stelle. La giornata l’abbiamo passata in macchina: falchi, cavalli, [deviazioni] che sembravano piste nel deserto, tende, piccoli villaggi.
L’asfalto è terribile. Si balla tipo un mare forza 8.
L’interno di una gher è caldo e rossiccio, di lana di tappeto e mobili decorati con ghirigori a colori saturi.
Il percorso di questi giorni fa così […]
Quindi per pranzo siamo ripassati da U.B. (Fritti di Mouton giganti in ristorante per soli mongoli. Non è il massimo mettersi in macchina con asfalto forza 8 dopo questi pranzi…
Il viaggio
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