Mestieri
operaio lamieristaLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
FranciaData di partenza
1947Data di ritorno
1954Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Da buon tarantino, Carlo Tratto ha maturato nel periodo precedente l’emigrazione una discreta esperienza di cantieri navali. Quando sente di un’opportunità di lavoro analoga in un paese della Provenza, non se lo fa ripetere due volte.
Un mattino mi presentai da solo all’ufficio del centro e mi dissero che il Cantiere navale della Ciotat in riva al mediterraneo cercava operai qualificati; accettai subito per porre fine alle peripezie che ormai si trascinavano da oltre un mese.
Informai gli altri cinque che vollero ancora per un po’ restare a Bordeaux, per trovare qualcosa di meglio. Partii da solo per La Ciotat come emigrante, ad accompagnarmi fu un giovane francese impiegato del centro che si recava dalle parti dov’ero diretto, arrivando al mattino seguente vero le 10’00, dopo un lungo viaggio di circa 600 km che durò tutta la nottata. Nel dopoguerra anche la rete ferroviaria francese era da ripristinare e i treni andavano a rilento come in Italia.
Durante il viaggio quel giovane evitò di parlarci per impedirmi di esprimermi in italiano che era ritenuto disonore. Arrivati mi accompagnò egli stesso al Cantiere Navale e dopo che l’ufficio Personale mi prese a carico m’indicò il gruppo delle baracche di loro appartenenza che si trovavano a km 1,5 di distanza dal Cantiere lungo la litoranea della cittadina. Era già il 12 giugno, e il termometro era sopra alla media dipartimentale, arrivando con il mio zaino tutto sudato.
Il luogo si chiamava “Clos des palges”, cioè chiusura, cinta, termine delle spiagge, dopodiché c’è Cap Sait-Jean e la scogliera.
Il guardiano del campo era un giovane Corso mutilato d’un braccio che parlandomi nella sua lingua regionale ci capivamo benissimo. Mi assegnò una stanzetta arredata; precedentemente quelle baracche erano servite durante il periodo bellico per i prigionieri e poi modificate per l’arrivo degli emigranti. […]
Il nostro campo era già in buona parte abitato da una folta colonia di genovesi e da altri Italiani di altre province, compreso altresì diverse donne e bambini, figli di operai che già lavoravano in Cantiere. Nel dopoguerra in Francia c’era tanta penuria di case, specialmente con l’afflusso di tanta gente venuta da fuori e ben presto il nostro campo fu colmo anche con i francesi, con alcuni della Martinica e d’altri. Insomma un po’ di tutto!
Il viaggio
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