Mestieri
cooperanteLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
GuatemalaData di partenza
1988Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Temi
paesaggioTemi
paesaggioL’ultima pagina del diario di Marco Cabiati dal Guatemala è dedicata all’incontro con la maestosità dell’Oceano Pacifico, e con il senso di inquietudine che prova al cospetto del paesaggio.
Scendere sulla costa sud, toccare il Pacifico, l’altro grande oceano, passando attraverso l’America, la lunga costa occidentale, qui di indubbio sapore tropicale. Caldo soffocante tra le poche strade, tra le case accatastate fino alla spiaggia. Specie di palafitte di legno, rosse, blu, verde ospedale, rosa e giallo, avanzi di vernice sembrano ricoprire la miseria e la desolazione di certi angoli, sui quali inesorabilmente trascorre il tempo e passano le alluvioni e i tifoni. Ambiente di riviera diviso tra “tiendas” e prostituzione, tra fame e alcoolismo, tra “tortillas” e Pepsi Cola. Ma oltre si avverte il ritmico, pacato essere del mare aperto, che inevitabilmente apre anche il cielo, quel cielo che già era enorme, che già era speranza, che a volte è nuvolo e a volte è sereno, che comunque è libertà. Cosi ad una svolta, oltre le transenne o dietro una recinzione di legno, attraverso una rete di ferro, dietro i fili spinati: il mare. Un molo di legno, alto sulle onde, rotaie e barche in secca, colorate come le case, consumate come le case. Tutto avvolto nel caldo piacevole della sera che cade, del sole che, innamorato della terra, scende ogni sera a baciarla… ed è vita; per poi sparire… ed è morte. Perché tutto è luce e ombra, pena e gioia, passione e odio, vita e morte, contraddizione. Tutto è sfumato, tutto è nettamente separato. E scende il sole su questi pensieri, su questi passi, sulle rotaie arrugginite del molo, sul suo legno consumato, sulle fessure e sulle tavole mancanti, sul mare che si vede sotto… sul tuo sguardo e sulle tue parole lontane, su te che ora inizi ad allontanarti. E tutto diviene nero, il mare, la spiaggia, le palme ed i pellicani che volano in fila a pelo d’acqua, come draghi della mente. Tutto è pianto, ed il pianto è nero come il mare… ma è un attimo. Il sole e la terra si abbracciano, si sfiorano là dove la spiaggia e il mare sembrano finire ed i due amanti si accarezzano. Là esplode il rosso, è l’aria ad incendiarsi in un’infinita, indescrivibile sfumatura di colori, il cielo, la libertà, rossa, infinita e le nubi nere, macchie scure, si incendiano anche esse di questa passione e diventano gialle e dal giallo al biondo luminoso. Ed è rosa, arancione, giallo, nero: l’armonia. Ed è l’oceano, sotto, nero, la passione: il ritmo. Ed è musica forte, potente che attraversa ogni cosa e che non si può descrivere. E’ il silenzio tra noi, avvolti in tutto questo. Un mare nero, nero sotto me.
Il viaggio
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Paesi di emigrazione
GuatemalaData di partenza
1988Periodo storico
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