Mestieri
agronomo, fattoreLivello di scolarizzazione
perito agrarioPaesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1932Data di ritorno
1959Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976) Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Giunto in Libia, Adriano Andreotti non è rimasto con le mani in mano. Ha subito messo in pratica le conoscenze agrarie in suo possesso. Come lui, tanti emigrati italiani hanno sfidato le sabbie del deserto.
Si lavorava, dunque, su decine di migliaia di ettari con una pazienza ed una ostinazione difficilmente superabili. In molti poderi, da lontano, gli olivi non si vedevano ancora, ma c’erano. Lo si capiva dalle strisce arate che risaltavano nette, zebrandole, sulle immense distese livide degli arsodeli, i fiori del diavolo, che non sembravano neppure fiori. […]
I cammelli, prima che arrivassero i tubi, passavano lenti, sornioni, distratti, con i bidoni a soma, lungo i filari che non facevano ancora fila: un secchio d’acqua e si tirava avanti, nel groviglio dei cespugli che non i rassegnavano a morire, come se la steppa spettasse la nostra stanchezza per prendersi la rivincita.
Nei giovani di allora, ricordo, socchiudendo gli occhi e lavorando di fantasia, ci divertivamo a sognare gli alberi già grandi con i rami rovesciati dal peso dei frutti, ma i viandanti che passavano e si fermavano a curiosare, vedendoci lavorare così di lena e così arrostiti sotto quel sole, non sapevano neppure loro se ammirarci o compiangerci.
Intendiamoci: qualche mezzo matto ci fu, che volle fare il passo più lungo della gamba e poi restò senza fiato; ma non si è giovani e soprattutto non si è italiani se non si è un po’ fanatici di quel fanatismo che fa da lievito anche alle speranze assurde e la risposta, piano, piano, la dettero, anche ai più scettici, i gerani sulle finestre delle case contadine, gli oleandri nei cortili delle fattorie, le distese di grano e di fieno, gli aranci ed i mandorli gli olivi e le vigne, i pozzi e i trattori, gli aloni di pioggia artificiale che, in mancanza di meglio, luccicavano al sole con un gioco di arcobaleni.
Raccogliemmo i primi grappoli, mangiammo il pane del nostro forno, bevemmo il vino delle nostre viti, condimmo con l’olio dei nostri olivi, gli eucaliptus, ormai vittoriosi sul vento svettavano lungo le strade e i confini, il verde intenso delle acacie australiane nascondeva le dune mobili, apparvero i molini, le cantine, i frantoi, le centrali elettriche. La steppa, dove era stata aggredita con mezzi adeguati e con coraggio aveva ceduto e nessuno diventò ricco, anzi quasi tutti si indebitarono, perché i magri incassi non riuscivano ancora a coprire le spese, ma tutti si sentivano ricchi per quel pezzo di terra, piccolo e grande che fosse, strappato all’abbandono e fecondato col sudore.
Il viaggio
Mestieri
agronomo, fattoreLivello di scolarizzazione
perito agrarioPaesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1932Data di ritorno
1959Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976) Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gli altri racconti di Adriano Andreotti
Una casa che si svuota
Non è facile decidersi a disfare una casa, messa su da poco per riavere una famiglia,...
La piaga delle cavallette
Chi non ricorda, amici di un tempo, gli sterminati vigneti di Fondk Allus, di Gurgi e...
L’arrivo dei “ventimila”
Tornando indietro negli anni, a quelli pacifici del lavoro che ci assillava, occorre rilevare che l’iniziativa...
Venti di guerra
Alle 17 di quel 10 giugno 1940 quando sospendemmo il lavoro per ascoltare la radio, anche...
La fine dell’impero
Preghiere e bestemmie, bestemmie e preghiere e dalle case sventrate, dal rifugio della Banca d’Italia centrato...
Qualcuno fa ritorno
Sono passati più di sette anni da quel lontano giugno del ’40, quando mi fermai a...
Tra due culle
Prima di decidermi a partire, come per fare un esame di coscienza e per convincermi che...