Mestieri
bracciante, meccanico, motorista, fuochista, minatore, gestore di barLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
Stati Uniti d'AmericaData di partenza
1925Data di ritorno
1946Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Da acceso antifascista qual è, Pietro vive con rabbia e angoscia le settimane che seguono il delitto Matteotti.
L’assassinio di Matteotti aveva sollevato una ondata di indignazione in tutta l’Italia. Sembrava che il mostro fascista fosse in agonia. Nei campi, nelle fabbriche e nelle contrade non si parlava che di questo delitto. Gli stessi fascisti sembravano spaventati. S nei vigneti, anziché lavorare, discutevamo per ore e mio padre non si dava pace; agli inizi, nel ’19, nel ’20, “disgustato dalle violenze degli estremisti rossi”, aveva pensato all’uomo forte, l’uomo dell’ordine. E fra gli antifascisti coloro che avevano più paura dei “rossi” che del fascismo erano tanti, ma quando si accorsero del loro errore era troppo tardi. “Se i fascisti sono una banda di criminali, io ne sono il capo” ebbe a precisare Mussolini nel famoso discorso del 3 gennaio del ’25. Con tanto esempio, anche i fascisti di Manarola tenevano il passo. La vita mi stava diventando insopportabile. Non ero più sicuro di nulla. I tempi della “risata” erano finiti. Vivevo in una continua tensione. Ero disperato; disperato e disoccupato, alla mercé dei fascisti. Affrancarmi dalla fame, dal letame e dal bosco dell’estate, dalla soma; andarmene, era sempre stata la mia idea fissa, fin da ragazzo. Ma mio padre, che un po’ il mondo lo conosceva, non era mai stato d’accordo. Ora però capiva che a Manarola non potevo più stare; la mia stessa vita era in pericolo.
Ne parlammo con molta pena e decidemmo che sarei partito per la America. Come fare? Di passaporti manco parlarne. Le autorità non me lo avrebbero certo rilasciato, anzi, se avessi avuto l’ingenuità di richiederlo si sarebbero messe in sospetto. E neppure potevo pensare ad un regolare imbarco su un qualsiasi piroscafo. Per gli antifascisti non doveva esserci più lavoro né salario. Non restavano dunque che le strade della clandestinità. A Riomaggiore i naviganti sono sempre sati molto numerosi, come a Vernazza. A Manarola e Corniglia la gente si è sempre sentita più legata alla terra; a Monterosso, molti pescatori. […]
Senza passare da Genova non si poteva essere né naviganti, né emigranti. Per noi di Manarola e Riomaggiore la base era il ristorante di “Bacicia”, un riomaggerese impiantatosi a Genova da tempo. Dovevamo trovare un imbarco clandestino; non era proprio facile, ma bastava pagare. Cinquemila lire ci furono chieste; ne pagammo quattro. Un importo esorbitante, ma bisognava assicurarsi delle complicità che chiudessero occhi e cucissero bocche. Mille lire per il comandante della nave, mille lire all’impiegato della Compagnia di Navigazione, mille lire al sensale, mille lire non si sa bene a chi e forse anche l’amico Bacicia non ci rimetteva.
Una vecchia carretta sarebbe partita per l’America del Nord entro pochi giorni e io mi sarei imbarcato e avrei lavorato come fuochista. Pochi giorni prima della partenza ero andato a Sarzana, a salutare mio fratello Lorenzo che era entrato in seminario. Mia madre non era tranquilla e aveva voluto accompagnarmi. Appena usciti dalla stazione incontrammo alcuni giovani in camicia nera che cantavano canzoni fasciste:
“Con la barba di Turati faremo spazzolini
Per pulir le scarpe a Benito Mussolini” – ed ancora:
“Bacigalupi, hai fatto la carriera;
da deputato sei anda’ a fini’ in galera”.
Bacigalupi, operaio, fu il primo deputato socialista eletto alla Spezia nel ’19. Perseguitato dai fascisti fuggì esule in Francia dove morì di crepacuore. Mentre ci avviavamo verso il seminario, incontrammo un altro gruppetto di manigoldi fascisti. “Fiamma, Fiamma”; vendevano il loro giornale e quasi lo sbattevano in faccia ai passanti con fare provocatorio. Ero infuriato; mia madre se ne accorse.
– Ormai, Pietro, stai per andartene; abbi pazienza, non rovinare tutto proprio in questi ultimi giorni.
Comprai “Fiamma”. Anch’io, in quel momento, avevo accettato la “lezione di voto” della casa di Ciandoto. […]
Nel pomeriggio dell’ultimo giorno che trascorsi in paese andai a Riomaggiore a prendere gli indirizzi degli amici che già erano in America. […]
Tornai a casa tardi. Trovai mio padre ancora in piedi, avvolto in una coperta di lana, che mi aspettava. Appena mi vide mi abbracciò: – Meno male che te ne vai – disse. Credevo ti fosse accaduto qualcosa di grave. Un’ora fa ho sentito alcuni colpi di arma da fuoco; temevo per te.
Mio padre che era così affezionato a me e mai aveva acconsentito che mi allontanassi da casa ora era ben felice di vedermi partire…
Lo salutai la mattina seguente e non lo vidi più.
Il viaggio
Mestieri
bracciante, meccanico, motorista, fuochista, minatore, gestore di barLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
Stati Uniti d'AmericaData di partenza
1925Data di ritorno
1946Periodo storico
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