Mestieri
barbiereLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1935Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Sono le prime fasi della guerra d’Etiopia, nell’autunno del 1935. Nel mese di novembre, Marini partecipa agli scontri che si tengono sull’Amba Alagi, una montagna che aveva già segnato la storia d’Italia quando gli etiopi riportarono una clamorosa vittoria nel corso della guerra d’Abissinia del 1895.
Di giorno in giorno si susseguivano gli spostamenti, dalle paludi alle mulattiere, assetati e sfiniti dalla stanchezza, ogni volta che trovavamo una pozza d’acqua ci buttavamo dentro tutti insieme come dei maiali. Gli ufficiali allora ci picchiavano perché correvamo il rischio di prendere la malaria. Il rancio si vedeva di rado ed il pane appena iniziate le operazioni di guerra, non si vide più: figuratevi che eravamo arrivati al punto di spartirci le molliche avanzate. Eravamo ancora sotto il comando del Generale De Bono, un generale che fece poco per i soldati e meno ancora per la guerra. In seguito fu sostituito dal Generale Badoglio, che assieme al Generale Graziani, comandante del fronte Somalo, diede il via ai combattimenti. Partecipai al mio primo combattimento ad Ambalagi dopo aver camminato per circa 30 km. Fu proprio in questa battaglia che mi trovai al centro di una strana situazione, che in fin dei conti salvò la vita a molti dei miei compagni: gli ordini del Colonnello erano di non sparare fino a quando il nemico non fosse a tiro, ma non andò proprio così!… Mi ricordo benissimo, li vedevo che con un corno si davano segna-li; dico la verità, tra la stanchezza, il freddo e la paura che non posso certamente negare, in ginocchio senza lacrime per piangere pregavo solo Iddio e nella mia mente c’era solo mio padre e mia madre. Ad un tratto un tremito mi invase tutto il corpo, iniziai ad agitare il fucile con nervosismo e sfortunatamente parti un colpo, fu proprio quel colpo a scatenare un vero finimondo. Tutti gli altri soldati iniziarono allora a sparare e le pallottole dei nemici ci fischiavano nelle orecchie. La battaglia durò circa tre ore e per fortuna il battaglione con più perdite non fu il nostro. Gli Abissini allora convinti che noi avessimo avuto una posizione più strategica cercarono di cambiare linea di attacco, ma peggiorarono più che mai la situazione subendo ancora più perdite. Morirono molti soldati perfino decapitati dalle scimitarre. Tutti mi suggerirono di inventare una scusa plausibile, di dire che ero stato costretto a sparare perché il nemico ci stava assalendo, ma io non ne fui assolutamente capace. Non ho mai saputo Fingere, anzi la mia sincerità a volte mi ha fatto perdere delle buone occasioni, ma ciò non importa, l’importante è che tutto sia andato bene!
Il viaggio
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