Mestieri
commercianteLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
SvizzeraData di partenza
1958Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Temi
solidarietàTemi
solidarietàGiuseppe arriva a Berna alla fine di un viaggio estenuante. Deve compiere però un ultimo sforzo, raggiungere la cittadina di Soletta (Solothurn la chiama col nome tedesco) dove vive la sorella e che rappresenta la tappa finale della sua emigrazione. Il problema è che si ritrova senza soldi e non riesce a comunicare con nessuno. È una situazione apparentemente disperata, finché non arriva un aiuto imprevisto.
Arrivai a Berna, alle dieci e trenta della sera del secondo giorno di viaggio, senza soldi, e senza sapere che cosa fare, avevo bisogno di soldi per poter comperarmi il biglietto per arrivare a SOLOTHURN, speravo sempre che qualcuno fosse ancora li ad aspettarmi, pur troppo le cose erano andate in altro modo. Pian piano mi incamminai verso l’uscita della stazione, seguendo il gregge delle persone, in quanto non sapevo leggere le indicazioni in tedesco, e fuori dalla stazione mi fermai. Più volte nella mia vita ò cercato di rivedermi a ritroso com’ero in quel momento, alto e pallido, con grandi occhi neri sgranati, lineamenti dolci, ed una zazzera di capelli ricci e neri come l’Ebano, un vero arabo TURCOMANNO visto dagli altri, oppure un Siciliano, chi l’avrebbe mai detto, che ero di origini CIMBRO ASIAGHESI, e con antiche radici ASBURGICHE, nessuno di certo.
Io ero li fuori dalla stazione che mi guardavo attorno, e nella disperazione facevo la cosa più semplice che istintivamente la disperazione ti aiuta a fare nei momenti tragici della vita. Pregavo, si pregavo con la intensità di chi e disperato, ed à bisogno che un DIO ci sia in qualche angolo del creato, si chiami esso GEHAV, BUDDA, oppure MAOMETTO, uno di loro in somma, speravo che mi ascoltasse, e imponesse un senso a quel enorme stordimento, nelle orecchie cera ancora il sibilo dello stridore delle ruote nei binari sulle curve dentro le valli tra le montagne, il fischio cupo ogni tanto delle locomotive elettriche, e le campanelle delle stazioni che annunciavano l’arrivo e la partenza dei treni. Io ero li impalato senza parole, con la lingua asciutta in bocca, e gli occhi sgranati, nell’osservare il trambusto dei taxi che si allontanavano, tutti coloro che mi giravano attorno sapevano chiaramente dove andare, e cosa fare, io no, io ero li come seduto nelle colonne d’Ercole, ai margini del mondo, stavo li in silenzio con la mente vuota, ed imploravo la MADONNA di Monte BERICO, quella figura mitica, che nel mio inconscio rappresentava la protezione di tutti i disperati sotto il suo ampio mantello, ed io ero ormai fuori da quel mantello, ormai un estraneo, anche per via del mio modo critico di visione delle religioni. ) Ad un tratto come in un miracolo, mi verme di fronte un giovane, era cosi bello e cosi biondo che quasi mi meravigliava, lui era tutto il contrario del sottoscritto, nero di capelli e tutto arruffato, lui mi guardò e mi disse in tedesco, BIST DU ITELIENER? Non capivo molto, ma le risposi.. si io sono Italiano, all’improvviso lui capì che io non sapevo una parole di tedesco, allora mi chiese con accento tedesco, ma parlando in Italiano, che cosa facessi li impalato, ed io le risposi che dovevo andare a SOLOTHURN, ma non sapevo come fare, lui allora mi indicò la fermata del trenino che era di fronte alla stazione centrale, e mi disse puoi prendere il trenino laggiù, ma io non mi mossi, e lui mi disse, guarda che devi fare presto perché sei in ritardo, alle undici e venti parte l’ultimo treno, ed io le risposi che non potevo prendere quel treno, perché mi disse, perché sono arrivato con un giorno di ritardo, ed il mio biglietto era valido solo fino a BERNA, doveva venirmi a prendere qualcuno, ma… ed in quel momento le lacrime segnarono il viso come torrenti in piena, e non potei più parlare, lui allora mi prese per mano e mi accompagnò alla stazione del trenino, si avvicinò allo sportello, dove vendevano i biglietti, mi comperò il biglietto e dopo avermi fatto salire mi salutò con la mano dicendomi di scendere all’ultima stazione. Io lo ringraziai e lo salutai dal finestrino come fosse un fratello, non lo rividi mai più, quante volte nella vita ho desiderato di incontrarlo, chissà ora lui sarà un medico oppure un avvocato, oppure un semplice operaio, ma per me quel ragazzo dai capelli biondi si è impresso nell’anima come una visione divina.
Il viaggio
Mestieri
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1958Periodo storico
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