Mestieri
casalingaLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
AlbaniaData di partenza
1988Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Nell’estate del 1990 l’Albania è ancora scossa dal crollo diffuso dei regimi comunisti nell’Est Europa. Annarosa Manetti, moglie dell’ambasciatore italiano a Tirana, racconta il clima di quei giorni.
19 luglio 1990
C’è calma e già la polizia allenta l’attenzione ed i blocchi delle strade sono più blandi. Alcuni albanesi hanno ancora provato ad entrare nelle ambasciate turca, jugoslava, polacca e tedesca (pur chiusa e in corso di sgombero), ma sono stati convinti ad uscire senza drammi: ora che si rilasciano dei passaporti e non ci sono rappresaglie visibili contro i fuggiaschi, le ambasciate non si sentono più costrette ad ospitare chiunque si presenti. Bisogna che la gente trovi altri modi di combattere il regime. Mi diceva però ieri Luli che moltissimi si sono pentiti di non essersi uniti ai 4.500 rifugiati emigrati e che certamente altri proveranno a seguirne la via. C’è stata l’altra sera una lunga trasmissione di Raidue sull’accoglienza dei profughi in Italia, che temo incoraggerà gli albanesi a riprovarci. I nostri ospiti apparivano infatti trattati bene, contenti ed accolti con cordialità dalle comunità arberesh (si tratta degli originari dall’Albania fuggiti in Italia dai turchi fin dal quindicesimo secolo) del Molise. A dire il vero, nessuno era però entusiasta di andare a vivere in campagna: tutti aspirano a vivere in città. Certo, questa trasmissione non avrà fatto piacere ai dirigenti albanesi, che nella TV italiana hanno la loro principale fonte di informazione dall’estero. Sono stati intervistati soprattutto i veri dissidenti e quelli condannati per reati di opinione. Fra questi Buran, il capo dei sei entrati col primo camion, un tipo duro che si è sorbito dieci anni di carcere e che ora è riuscito a portare con sé la famiglia. Una mamma che ha fatto battezzare il suo bambino col nome (orrore!) di Elvis Carmelo e tutti, anche la maggioranza mussulmana, si sono uniti ad assistere alla messa. Il momento più commovente è stato quando un grosso gruppo ha cantato in coro una vecchia canzone albanese che inneggia alla natura e alla libertà, dedicandola a chi è rimasto in Albania. Si sono visti in questa trasmissione anche Nicola e Achille Popa (per fortuna non sono comparse le sorelle), che hanno rievocato la loro vicenda di “pionieri della resistenza”. Nicola ha parlato nella sua lingua per invitare tutti gli albanesi in ascolto (e ce ne saranno stati parecchi qui) a unirsi nella lotta per il rinnovamento del loro Paese, e via di questo passo. Molti rifugiati, una volta giunti in Occidente, saranno rimasti delusi di non vedersi accolti a braccia aperte da parenti o ami- ci su cui contavano, ma che non vedevano da decenni. Pare che alcuni, in preda appunto alla delusione, abbiano già chiesto di tornare.
Il viaggio
Mestieri
casalingaLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
AlbaniaData di partenza
1988Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Gli altri racconti di Annarosa Manetti
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