Mestieri
dirigente d'aziendaLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Stati Uniti d'America, Svizzera, FranciaData di partenza
1923Data di ritorno
1944Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Folgore, ventenne italiano cresciuto tra la Svizzera e la Francia per via dell’antifascismo del padre, vive a pensione presso la casa dei coniugi Maître, a Lione. Durante la guerra ha modo di sviluppare con i padroni di casa un rapporto di affetto e complicità.
Nel frattempo i miei rapporti con Madame Maître avevano assunto toni idilliaci. Il fatto che io fossi di una famiglia antifascista e che lei ed il marito, come mi confidarono un giorno, fossero socialisti, aveva creato tra noi una fiduciosa simpatia. Ottenni, in tal modo, di essere invitato, al pari di Roger, all’ascolto serale del notiziario di Radio Londra, rito clandestino e passibile di condanne, ma al quale i francesi si accostavano sempre più numerosi a mano a mano che le sorti della guerra si facevano più incerte per i tedeschi e la loro oppressione più insopportabile. Verso le otto e mezzo di sera, Roger ed io entravamo di soppiatto nell’appartamento dei nostri padroni di casa, assicurandoci che nessuno ci aveva seguiti e origliava alla porta. Nel salotto dalle finestre ben schermate, Monsieur Maître aveva già acceso l’apparecchio radio e sosteneva una paziente lotta contro i disturbi messi in atto dalle autorità per impedire l’ascolto delle stazioni britanniche. Con pervicacia, sbuffando e borbottando, il brav’uomo spostava millimetro per millimetro la manopola di sintonia alla ricerca di una stazione meno disturbata delle altre. – Anche loro – sentenziava – devono pure ascoltare Radio Londra: si tratta di trovare la lunghezza d’onda che loro hanno scelto questa sera-.
Loro, naturalmente, erano i nazisti ed i loro ancora più odiati collaboratori di Vichy.
Finalmente, sovrastando a fatica fischi, sirene, rombi di motore, crepitii ed altre interferenze, giungeva il suono della sigla tanto attesa. Erano quattro colpi di timpano il cui ritmo ripetuto ricordava il drammatico attacco della Quinta Sinfonia di Beethoven: l’attacco che lo stesso autore ha definito “il destino che batte alla porta”.
A quel segnale, tutti noi tacevamo per lasciare che l’annunciatore, al di là della Manica, scandisse con una certa solennità: –Ici Londres – Les Français parlent aus Français.
Oltre alle notizie sull’andamento del conflitto e sulla resistenza all’oppressione nazista, ognuno di noi ascoltatori ritrovava in quella trasmissione il linguaggio, il tono e gli argomenti di quel vivere libero e democratico nel quale eravamo stati educato e nel quale fermamente credevamo. Eravamo certamente consci che in quanto ci veniva detto vi fossero delle forzature propagandistiche e visioni ottimistiche o di maniera sul futuro che veniva prospettato. Ma, inquinati ed avviliti dal cumulo di menzogne, di ricatti e di minacce a cui la nostra mente e il nostro cuore erano giornalmente sottoposti dalla stampa e dalla rado asservite ai tedeschi, avevamo necessità di un vigoroso apporto d’incitamenti, di speranze e, perché no, di illusioni, per tenere alto il morale e non soccombere al fatalismo e alla rinuncia.
Il viaggio
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