Mestieri
muratoreLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
CanadaData di partenza
29.6.1954Data di ritorno
3.1964Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Dopo quasi dieci anni trascorsi in Canada, per Giovanni Zilio e famiglia è giunto il momento di porsi la domanda da mille dollari (canadesi): restare, tornare?
Le nostre figlie […] erano cresciute e già Rita aveva qualche corteggiatore che le girava intorno.
Era un bel dilemma: o stare in Canada ancora 10 anni ed allora avremmo fatto tanti soldi, ma, 90 su 100 che le ragazze si sarebbero sposate ed addio ritorno in Italia; o andarcene subito con quello che avevamo risparmiato e non era poco e sistemarci a Padova, in Italia dove c’era il cosiddetto miracolo economico. Cosa fare? Per mesi ci dibattemmo in questo dilemma, infine ci decidemmo.
C’era un’amica di Ina, seria e fidata, che ritornava a Pescara, Il fratello di Ina sarebbe venuto prendere Rita e Franca allo sbarco a Genova e le avrebbe portate dai nonni a Padova. Se le ragazze si fossero ambientate, saremmo tornati anche noi, altrimenti sarebbero ritornate in Canada e saremmo rimasti definitivamente là. Intanto vendemmo la casa guadagnando in 3 anni $4.000 più gli affitti e prendemmo in affitto un appartamentino mettendo in libertà i nostri pensionanti. Cominciarono ad arrivarci lettere entusiastiche dall’Italia, soprattutto da parte di Franca, Rita lo era un po’ meno data la sua timidezza.
Espletammo cosi tutte le pratiche di lavoro, dei passaporti, dei bauli da spedire, della casa ecc. Salutati i fratelli e le loro famiglie, Saverio ed i suoi sarebbero rientrati un mese dopo di noi, salutato in modo speciale Miro che mi è più vicino d’età e dal quale fu affettivamente più duro separarci, salutati tutti gli amici, partimmo. Ormai il dado era tratto. Partimmo la sera del 9 di marzo […].
In treno arrivammo a New York dove ci aspettava una bufera di neve che coprì la città con un metro di neve. Arrivammo alle 8 del mattino e alle 9 eravamo imbarcati sulla nave Saturnia, gemella della Vulcania con la quale giunsi in America.
Il mare era in tempesta e alle 14 quando lasciammo il porto le ondate erano alte una quindicina di metri. Avevo già lo stomaco in subbuglio in seguito all’emozione del distacco dai miei fratelli ed appena la nave cominciò il rollio ed il beccheggio per il mare a forza 8, vomitai l’anima. […]
Spesso durante il viaggio si pensava quale sarebbe stato il nuovo sistema di vita, dopo 10 anni di assenza, che lavoro fare, come impiegare i nostri risparmi, quale sarebbe stato realmente l’impatto con la nostra nuova vita. con questi pensieri per la testa ci venivano a noia il mare, le isole e tutto il resto. Eravamo in viaggio dal lontano 9 marzo e finalmente alle 8 di mattina, non piove più, spunta sia il sole che il porto di Venezia ed uno stuolo di parenti in panchina che ci attende con le braccia aperte. Non ci fu bisogno di taxi, l’Italia era cambiata: i miei 4 cognati avevano l’automobile ed un camioncino per i bauli.
Il viaggio
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