Mestieri
imprenditoreLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media inferiorePaesi di emigrazione
GiamaicaData di partenza
1987Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Temi
documentiTemi
documentiStefano torna in Giamaica deciso a rimanerci un periodo di tempo più lungo rispetto al passato. L’idea è di trascorrere almeno quattro mesi sull’isola, ma c’è da superare lo scoglio del permesso di soggiorno.
Agli inizi del 1989, ripartii alla volta della Jamaica, accompagnato da uno di quei personaggi rimasto affascinato dai nostri racconti, anche lui con l’idea di provare a trasferirsi in un altro paese. Pietro, non avendo ancora finito il proprio lavoro contrattuale, sarebbe arrivato in seguito. Il volo british a. fù sempre molto sconvolgente, molto meglio però di quello fatto con i russi. Dopo di chè, una volta entrati nella dogana jamaicana, incappammo nel primo intoppo.
Essendo in possesso di un biglietto valido sei mesi, richiedemmo quindi, un permesso di soggiorno per 120 giorni, ma i doganieri ci fecero capire che non era mai successo che avessero rilasciato un permesso così lungo tutto in una volta. Naturalmente noi, cercammo di far valere i nostri diritti, e dopo tanto discutere, riuscimmo a capire che volevano vedere la “valuta”. In un primo momento, facemmo vedere la ricevuta che rilasciano le banche, e naturalmente il doganiere non ci capì un cazzo. Ritornammo a discutere, e ci rendemmo conto che ci stava dicendo che con quel foglio non avremmo nemmeno comprato un pacchetto di sigarette. D’istinto aprii il borsello, e gli feci suonare i verdoni davanti agli occhi, come si fa’ con le carte da poker, e in meno di un minuto ci ritrovammo con tutti i timbri neccessari per rimanere sull’isola sei mesi. Da quel momento capii che per poter stare sull’isola senza limiti di tempo, servivano solo i soldi e il biglietto valido almeno sei mesi. Fuori dell’aeroporto c’era bruno ad aspettarci, ci salutammo, gli presentai il mio nuovo amico di avventura, e tutti insieme salimmo su un taxi che ci condusse a port antonio. Purtroppo il mio amico lindo, non era a conoscenza dello stile di guida dei tassisti jamaicani, e il viaggio che durò circa tre ore, fu veramente una disperazione per lui. Cercai di tranquillizzarlo un pochino, ma non ci fù nulla da fare. Sembrava una bestia inferocita che si accorge che la stanno portando al macello, e ad ogni curva aveva l’impressione di uscire di strada. Non fù davvero facile tenerlo calmo, e per fortuna che il tassista non conosceva la lingua italiana, perché altrimenti ci avrebbe scaricato lungo la strada. Poveretto quel tassista; cosa poteva farci lui se le strade della jamaica erano state devastate da gilbert, e di conseguenza era costretto procedere a zig-zag cercando di scansare più buchi che poteva. Finalmente arrivammo a destinazione, il taxi si fermò davanti ad una casina bianca, illuminata dalla luna. Ci aprì la porta la nera teddy, che fù molto felice di rivedermi.
Il viaggio
Mestieri
imprenditoreLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media inferiorePaesi di emigrazione
GiamaicaData di partenza
1987Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Gli altri racconti di Stefano Galanti
La prima volta
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Su e giù dall’isola
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