Mestieri
commercianteLivello di scolarizzazione
frequenza elementarePaesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1912Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)Una serie di circostanze fortunate evitano a Emanuele, che pure è in età di leva, di essere richiamato al fronte della Prima guerra mondiale tra Italia e Austria-Ungheria.
Il 24 Maggio, dichiarazione di guerra!.
Ricordo che in quel periodo alcuni militari che facevano gli acquisti per i viveri della truppa o per acquistare gli animali a Caltanissetta, si vendevano di nascosto i carri. Tante volte fui invitato dai compagni a farlo pure io, ma non accettai mai.
In quei bei tempi, noi giovanotti, tante sere e anche la notte, andavamo in città, possibilmente in abiti civili, di nostra proprietà, a fare i nostri comodi e per godere la vita civile.
Un episodio che non posso mai dimenticare, accadde nel mese di luglio a Vittoria, dove c’era la festa del Patrono, San Giovanni Battista. A me, sempre capriccioso, avendo con me l’abito borghese, e pur essendo in servizio, mi viene il desiderio di vedermi la festa e così parto, senza pensarci due volte. Ma, come se fosse stato fatto di proposito, i miei compagni, nel frattempo, rientrarono a Siracusa, in sede, per finita requisizione dei quadrupedi. E così al mio ritorno, non trovai nessuno dei miei compagni e mi presentai in caserma, dove mi misero in prigione semplice. Per mezzo di un mio paesano, certo Bonifazio Arturo, tenente di artiglieria, ottengo la libertà e rientro pure io in sede. Apprendo che i miei compagni sono stati congedati e mandati alle loro case per prelevare gli abiti borghesi, ma al loro rientro, quando dovevano consegnare il corredo avuto, vengono trattenuti per altri dieci giorni, consegnati tutti, perché ‚ non avevano le due scatolette di carne, avute in consegna.
Io, avvertito in tempo da alcuni amici, mi procuro dette scatolette, da altri militari in caserma e così, consegno tutto per intero il mio corredo e a me mi mettono in congedo con l’ordine di poter rientrare a casa. Appena ricevuto questo ordine, senza perdere tempo, avendo già il passaporto col visto di andata e ritorno, mi affretto a partire per Bengasi, mia vecchia dimora, come libero cittadino borghese. Ai miei compagni trattenuti, invece, viene dato l’ordine di restare e in seguito infuriando lo stato di guerra, furono mandati quasi tutti al fronte.
In questo fine 1915, chiamo a Bengasi, mio fratello Salvatore che aveva il passaporto pronto ed altri miei paesani, in cerca di fortuna in Colonia, ognuno con il proprio mestiere abituale.
Sempre a fine 1915, viene chiamata alle armi la classe di mio fratello, e così essendo lui in Colonia, resta per tutta la ferma a Bengasi e viene destinato alla sussistenza, essendo di mestiere calzolaio.
Siamo già al 1916.
La guerra infuria contro l’Austria.
A me viene a cercarmi a Bengasi, un maresciallo dei carabinieri, con un telegramma in mano. Detto telegramma diceva testualmente: cercare ed inviare subito il soldato Nicosia Emanuele, essendo indebitamente congedato. Assieme al maresciallo, ci recammo alla caserma Torelli, dov’era l’ufficio matricola e ci presentammo ad un maggiore e facendoci vedere il telegramma, risponde con queste parole: già! Le spese le pagano loro?. Il soldato Nicosia, resta in Colonia, giusto decreto del Generale Amelio Giovanni.
Il viaggio
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