Mestieri
segretariaLivello di scolarizzazione
frequenza universitariaPaesi di emigrazione
FranciaData di partenza
1922Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Il trasferimento a Parigi per Clara e il fratello presenta molte difficoltà: sono piccoli, sono in età scolare e l’integrazione con i coetanei è complicata.
A Parigi zio Gabriele ci trovò una casa nello stesso edificio in cui viveva con zia Gori. Era una casa ammobiliata, in quei tempi si usava molto questa sistemazione perché c’era molta mobilità: si pagava una somma con cui il proprietario dava la casa con tutti i mobili. Era una casa molto bella, con il parquet, in alcune stanze c’era il tappeto alto come una moquette. Era proprio nel centro, a Montmartre.
Appena arrivati naturalmente ci fu un senso di disagio perché noi bambini e mia madre non parlavamo il francese; i francesi sono molto razzisti, ci trattavano molto male. Ci misero a scuola in prima elementare, mi sembra; tornavamo a casa sempre in pianto, perché i bambini francesi ci prendevano in giro. Allora ci spostarono in una scuola privata cattolica: erano scuole molto care perché oltre alla retta bisognava pagare libri, quaderni, matite a prezzi alti. Dopo pochi mesi avevamo imparato la lingua per le cose essenziali e così ritornammo alle scuole pubbliche. Però i francesi ci trattavano ancora male: mio fratello tornava a casa con la camicia rotta perché si picchiava con i bambini e io ero sempre derisa dalle bambine. Allora zio Gabriele fece iscrivere mio fratello Antonin in una palestra dove imparò la boxe; zio Gabriele gli diceva sempre: “L’essenziale è sapersi difendere, quando assesterai qualche bel colpo vedrai che ti lasceranno in pace”. Insegnò anche a me a dare pugni e così cominciai a di-fendermi. Per un po’ ci lasciarono in pace. Eravamo intelligenti, imparavamo presto, anzi superammo i bambini francesi e ogni tanto il direttore si complimentava con noi dicendo ai nostri compagni: ” Non vi vergognate? una straniera ha fatto un tema migliore del vostro!”.
Allora ricominciarono a farmi dispetti, nascondendomi le penne, i libri, i quaderni. Questo durò per alcuni anni, noi intanto andavamo avanti e arrivammo alle scuole medie. Un giorno non ne potetti più, afferrai una ragazza, una faccia da schiaffi, e le assestai un pugno sotto la mandibola, come mi aveva insegnato zio Gabriele: la lasciai ko. Dovette ricorrere all’infermeria della scuola e, naturalmente, mi sospesero per alcuni giorni. Io non volevo più tornare a scuola, finché la mia insegnante – ricordo ancora il nome – madame Boissinot, così gentile e affettuosa, mi disse che avevo scontato il mio castigo e dovevo tornare a scuola. Lei insistette molto con i miei genitori perché ero un’alunna intelligente e le dispiaceva che non continuassi. Mio fratello Antonin, dopo il corso di boxe aveva imparato a difendersi molto bene e i compagni lo lasciarono in pace. I miei genitori si fidavano molto di lui, io potevo andare con lui in qualsiasi posto. Ricordo benissimo un episodio che mi capitò al cinema, quando avevo dodici, tredici anni. Un tizio si sedette proprio vicino a me e quando spensero le luci cominciò ad allungare la mano; io mi spostavo cercando di avvicinarmi a mio fratello e lui allungava sempre di più la sua mano. Allora dissi a mio fratello quello che stava accadendo e lui lo sollevò per il petto assestandogli un potente pugno. Questo provocò del trambusto nel cinema, si accesero le luci e questo signore se ne scappò tutto trafelato. Più di una volta mio fratello mi ha salvato da situazioni incresciose; i miei genitori sapevano che lui mi avrebbe protetta. In quegli anni cominciai a frequentare una scuola di danza classica al Moulin Rouge e spesso all’uscita incontravo la grande vedette francese Mistinguett. Conoscevo di fama questa grande vedette della rivista, famosa per il suo corpo e per le sue gambe. Quando la vidi scendere dalla macchina ebbi uno shock fortissimo, perché era un mascherone. In quel teatro lavorava anche Maurice Chevalier, che incontravo spesso. Era molto simpatico, quando lo chiamavamo faceva sempre il suo saluto molto affettuoso, era sempre sorridente. Allora non era ancora famoso, fu lanciato da Mistinguett. Frequentavo anche una delle prime palestre di sport, la Femina Sport alla Porta d’Orleans; ci andavo volentieri perché c’erano tante ragazze come me. Si faceva ginnastica a corpo libero, atletica, salto; erano palestre così primitive e spartane che dopo esserci sporcate con il fango facevamo la doccia con l’acqua fredda. Ma non sentivamo il freddo, c’era tanto entusiasmo, eravamo le prime donne sportive.
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