Mestieri
dirigenteLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
SudafricaData di partenza
1985Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Temi
discriminazioneTemi
discriminazioneL’apartheid non tarda a svelare il suo volto più tetro a Giampaolo Cappanera, dirigente italiano che si è trasferito in Sud Africa nel 1985 per motivi di lavoro.
Johannesburg — Domenica 27 Gennaio 1985
Sul volo da Roma, seduto accanto a me in Business Class, avevo conosciuto un piemontese, emigrato in Sud Africa tanti anni prima. Scherzando ed alludendo alla Business Class, ad un certo punto gli avevo detto: “Gli affari vanno bene, vero? Di cosa si occupa?” “Si, si — non mi lamento – mi aveva risposto con un tono che sapeva di falsa modestia. “Mi occupo di alimentazione” e aveva lasciato la cosa così, nel vago. Prima dell’atterraggio eravamo passati al “tu” e questo Carlo (“Charlie, per gli amici”) mi aveva invitato nella sua Farm, non troppo lontana da Johannesburg per la domenica successiva. “Faccio un Braai (barbecue alla sudafricana) per gli amici, vieni; ti mando a prendere in Albergo , mettiti sportivo.”.
La domenica arriva una camionetta (puzzolente di pollame, mi era sembrato) con un guidatore di colore che si inoltra nel Veld (altopiano semidesertico) piuttosto monotono e sempre uguale. Dopo un’oretta arriviamo a destinazione: una fattoria piuttosto male in arnese, disordinata, con poco verde spelacchiato, con attrezzi agricoli e rottami sparsi… Accanto all’immancabile piscina, un gruppo di ospiti, uomini e donne di varia nazionalità, intenti a bere birra e chiacchierare, mentre un africano si occupa di un grande braciere…
Charlie mi offre una birra; non ne ho voglia ma devo accettare. “Vieni — mi dice — ti faccio vedere il mio laboratorio” (ah… l’alimentazione, mi ricordo appena in tempo!). Entriamo in un edificio che ricorda un grosso pollaio, dentro un unico stanzone con al centro un enorme “tritacarne”, penso io. In terra vari sacchi di juta unti, alcuni pieni e gonfi, alcuni vuoti. Nell’aria un gran puzzo di grasso animale. Appoggiata al “tritacarne” una scaletta e sopra la scaletta, ad una altezza di quasi tre metri, un lavorante nero che pesca da uno dei sacchi lunghi ossi di animali che butta dentro la bocca del “tritacarne” cigolante. “Vedi — mi spiega Charlie — con tono professionale e senza alcun imbarazzo — all’alba i miei neri fanno il giro delle macellerie e mi comprano gli ossi disossati; questo macchinario (il “tritacarne”) scarnifica e recupera la minuscole particelle di carne rimaste sull’osso, in due passate successive: la prima, la più “ricca”, la vendo alle ditte che producono cibi per cani; la seconda la vendo ai mercati dei neri, così anche loro possono mangiare carne con il loro Mealy-Meal (polentina calda)”. Dell’Apartheid, di tutti gli Apartheid del Mondo, avevo letto e visto già abbastanza, non comprendendone appieno il significato, almeno fino a quel momento… Quelle frasi ebbero un effetto folgorante, dirompente, chiarificatore ed aprirono in me una ferita mai rimarginata. Seguì un ricco barbecue…
Il viaggio
Mestieri
dirigenteLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
SudafricaData di partenza
1985Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Gli altri racconti di Giampaolo Cappanera
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