“In aereo mai”

Papà, sempre più alle strette per il pagamento delle spese della casetta in costruzione, cominciò a guardarsi attorno per trovare un nuovo lavoro e questo arrivò nel modo più insperato. Il cugino Ovidio aveva un compagno di scuola il cui padre dirigeva un’azienda tessile in Perù. Arrivato all’età del pensionamento desiderava trovare un biellese che se ne intendesse di carderia. Fatto. L’aveva trovato.

“E dopo aver sudato sette camicie per costruire la casa te ne andresti senza nemmeno voltarti indietro?” avevi chiesto tu, allibita. “Sì”, aveva risposto papà. “Hai quarantacinque anni!”. “Appunto. Dopo, sarò troppo vecchio. È un’occasione d’oro”. Con la liquidazione avrebbe potuto saldare il debito e si sarebbe pure lasciato alle spalle quella famiglia d’origine che aveva sempre fatto di tutto per inimicarselo. “Va bene, verrò. Ma certo non in aereo. In aereo mai” avevi detto. “E chi vuoi che ci paghi un viaggio in aereo? Certo che ci andremo in nave” aveva replicato, sicuro del fatto suo, papà. Arrivarono tre biglietti aerei di prima classe, Roma/Londra/Lima. Con i biglietti in mano papà venne ad attenderti. Aveva l’aria sorniona di quando barava a carte. Era felice di andare in aereo, ma non sapeva come fartelo accettare.