Mestieri
contadinoLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1939Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Nel 1936 Giosino Fino decide di arruolarsi volontario in Aeronautica, e di partire per le colonie italiane in Africa. Motivi economici, alla base della sua scelta, come per molti dei suoi coetanei in quegli anni.
Il 9 maggio del 1936 Mussolini aveva comunicato agli italiani la conquista del suolo d’Etiopia. Sapevo che ai soldati che erano in Africa davano 5/7 lire al giorno. Ero partito per soldi, se le cose fossero andate bene avrei potuto aumentare di grado. Feci la domanda per partire. Prima di essere ammesso per le colonie passai la visita davanti ai Maggiori dell’aeronautica e della marina, e al termine mi dissero: “Puoi andare in Africa anche a piedi.” Fui così ammesso alla ferma coloniale di anni 2 per l’Aeronautica però con destinazione ignota. Nel dicembre 1940 sarei stato libero di scegliere cosa fare della mia vita. Dal 6 al 13 dicembre del 1938 rimasi al Comando Tappa Forze Aeree d’Oltre Mare a Capodichino. Dovevo imbarcarmi per Massaua. Chiedetti un permesso per andare a trovare la mia famiglia e mi furono concesse 48 ore: “Ma io in 48 ore non arrivo a casa.” “Si arrangi” Mi arrangiai e feci come volevo, andai a casa e ci rimasi due giorni. Mia sorella Giovannina, più grande di me di due anni, lavorava da Pasquale Anicelli per aiutarlo in casa perché la moglie era grassissima, mezza cieca con due figlie, io le dicietti: “Fai attenzione’ che mi sono venduto per l’Africa. Da adesso in poi la nostra situazione è migliorata. Siamo usciti da tutti i pericoli. “Si sparse subito la notizia che me ne andavo in Africa così tutta le gente di Morroni e dintorni venne a salutarmi di giorno e di notte, la casa era sempre piena di gente, non mi fecero neppure dormire. Venne anche Rosina la mia fidanzata, le volevo bene e pure lei me ne voleva. Piangeva e mi disse che mi avrebbe aspettato. Era brava. A lei dissi: “Se vorrai sposarti, sposati, perché io parto e non so se torno”. Non si è mai sposata. Quando tornai a casa e mi rivide anni dopo mi guardò e disse: “Giosino come ti sei fatto brutto!” Mia madre, all’ultimo saluto mi chiese se avevo qualche soldo, avevo risparmiato 50 lire e glieli diedi tutti, lei non li voleva: “E tu Giosino, come farai senza soldi che parti così lontano?” “Prendili mamma che io non ne ho bisogno, non mi manca niente, ho da mangiare, da vestire e da fumare. Mia madre piangendo si strinse le menne fra le mani e mi disse: “Figlio mio , sia benedetto il latte che ti ho dato.” Mi abbraccio’ e fra le lacrime disse: “Figlio, quando ti rivedrò?”
Il viaggio
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