Mestieri
dipendente pubblicoLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
UgandaData di partenza
2010Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Temi
usi e costumiTemi
usi e costumiUmberto Romano è in visita alla figlia Roberta, cooperante internazionale in Uganda, e decide di prendersi qualche momento di libertà per visitare in autonomia i villaggi abitati dagli africani che circondano le strutture in cui si sono insediati i lavoratori provenienti dal resto del mondo.
La notte è passata, disturbata dal suono dello scroscio dell’acqua che anticipa l’inizio della stagione delle piogge. Il mattino dopo, fuori, la temperatura è scesa tra i 22° e i 30°, c’è afa nell’aria. Anna e Francesca decidono di andare a far visita a uno dei luoghi più importanti dal punto di vista sociale, l’orfanotrofio di St. Jude Children’s e Consolation’s home.
Io rimango a casa, un pò perché ho fretta di finire il dipinto iniziato il pomeriggio del giorno prima, un po’ perché voglio avventurarmi da solo in bicicletta, quella di Roberta, a perlustrare il villaggio intorno, oltre le mura della residenza. Davidson mi rassicura, in una lingua fatta di gesti, che di giorno sono rarissimi gli inconvenienti e i pericoli. Dopo qualche minuto sono sulla strada di terra battuta, poco polverosa a causa della pioggia notturna. Ai bordi, decine di capanne, piccole e grandi, raggruppate in tanti insediamenti, forse per famiglie o tribù. Fuori, tanti bambini seminudi, che al mio passare si avvicinano sorridendo e tendono le mani aperte. Le donne, restando ferme accanto alle capanne, salutano, incuriosite dal colore della mia pelle. Incrocio gruppi di persone di tutte le età, che sorridono abbassando lo sguardo intimidite, specialmente le ragazze. L’aria intorno sa’ di erba bagnata, verde e rigogliosa. Gli incontri sono molti. La gente è accogliente e ci stimola a visitare il suo “place”. Quando passo io, il “munu (bianco)”, sembra che passi un alieno! Un alieno che nonostante tutto loro credono superiore! Qua’ e la’, all’interno dei villaggi, vedo capre, galline e maiali. Ogni tanto mi fermo a riposare, scendo dal seggiolino della bici e osservo, fotografo, prendo appunti. Mi avvicino alle capanne, chiedo il permesso di fare qualche foto: qualcuno dice di sì e qualcuno si nasconde dentro la capanna. Gli stili di vita mi sembrano quelli raccontati o visti in TV. Si cuoce spesso all’aperto o nella cucina, che a volte è una capanna a parte; l’energia utilizzata per cuocere è il carbone. Prima di mangiare qualcuno si lava le mani in un catino, con una brocca poi si prega e si benedice il cibo ricevuto; si mangia con mani, senza posate, in un piatto unico. Le mani sono un dono di Dio. Alla fine si ringrazia per il cibo che è stato donato. Qui è molto sentito il bisogno di ringraziare Dio.
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