Mestieri
studenteLivello di scolarizzazione
Diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
GermaniaData di partenza
1967Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Temi
tempo liberoTemi
tempo liberoTra i pochi svaghi che Orestina si concede durante il soggiorno in Germania, c'è una serata in discoteca, trascorsa al seguito di un’amica italiana, dal passato difficile, che ritrova casualmente a Monaco di Baviera e che perderà di vista dopo poco tempo.
Qui a Monaco incontrai una ragazza che già conoscevo dalla scuola di Parma. Lei veniva da Rivarolo del Re. Ma per capire come conobbi anche la madre, devo tornare indietro a Cappella e precisamente in una bottega di Cappella. Avrò avuto 15-16 anni ed entrai per comprare qualcosa e mi accorsi, alla scarsa luce della bottega, che c’era una donna ancora giovane con i capelli neri striati di grigio raccolti a mò di crocchia dietro la testa, inginocchiata per terra; aveva un bel viso rosato, con gli zigomi sporgenti e due occhi neri cerchiati di nero. Questa donna implorava la bottegaia che le desse qualcosa da mangiare. Ricordo che in mano aveva una grossa verza. Ma labottegaia con una gamba la cacciava fuori chiamandola “puttana”. Io rimasi di stucco e guardai la bottegaia con occhi riprovevoli, ma lei ridanciando riuscì a cacciarla fuori. Uscii subito anch’io e vidi la signora andare via di corsa in bicicletta. Quella sera non comprai nulla e raccontai a mia madre ciò che avevo visto e sentito. Mia madre mi raccontò che si trattava della sorella della bottegaia che aveva avuto due figlie senza marito e la sorella non voleva sapere nulla di lei ! Altre volte assistetti a questa scena e non penso di essere stata l’unica cliente, perchè anche mia madre sapeva di questa faccenda. Che strazio. Devo dire però che la bottegaia, qualche volta, andava nel retrobottega e le dava una borsa piena di roba di scarto; insalata appassita e così via.
Così, quando a Parma vidi la figlia, la riconobbi immediatamente. Aveva lo stesso volto, era molto bella, molto curata, dai capelli alle unghie; qualcosa però non quadrava; la madre andava ad elemosinare dalla sorella e la figlia andava in giro così e frequentava questa scuola a pagamento; come era possibile ? Indagai e venni a sapere che la figlia si faceva mantenere da un signore un pò attempato, era la sua amante ! Nessuno durante il viaggio in treno le rivolgeva la parola e lei si sedeva vicino a mè. Cominciammo a parlare, era simpatica e faceva delle risate sonore come se volesse attirate l’attenzione su di sè; questo non mi piaceva molto, avrei voluto essere come lei; disinibita e non riservata com’ ero. Lei mi diceva “ma lasciami fare, lasciami almeno ridere !” E un giorno mè la trovo a Monaco all’Università dove frequentavo corsi di tedesco per stranieri: ci abbracciammo, li eravamo in terra straniera ed incontrarsi aveva più valore, contava di più; era il richiamo della foresta! Entrambe portavamo un kilt scozzese ma di diverso colore e, per coronare la nostra amicizia ce lo scambiammo. Lo portai per diversi anni; il suo era bianco e rosso e mi piaceva un sacco.
Lei mi disse di essere libera e di guadagnarsi da vivere da sola. La sera andava nelle discoteche di Schabing, una zona di divertimento della città e di ballare sul cubo. Una sera mi portò facendomi entrare gratis. Rimasi affascinata da come si muoveva: era vestita con un abito di lustrini d’oro che le copriva a mala pena il sedere, capelli lunghissimi rossi, truccatissima e tacchi vertiginosi. Applausi a non finire. Non so se nel 1967 in Italia ci fossero già le discoteche, ma qui imperversavano alla grande, dal venerdì sera fino alla domenica sera. Si ballava, ognuno per sè, ma in modo vertiginoso, con luci di tutti i colori che roteavano per la sala e ti facevano sentire unica e il volume dell’orchestra era alle stelle. Non avevo mai visto qualcosa di simile. Per muoverti era necessario chiedere cento volte “Entschuldigung” e loro cento volte “Bitte”! Non aspettai che finisse, si stava facendo tardi e io prima di mezzanotte dovevo rientrare. Le feci cenno con la mano e uscii. Ci incontrammo ancora qualche volta e io le chiesi se non era pericoloso fare qual lavoro. Lei mi disse di no e che aveva un amico che le voleva bene e poi concluse che si divertiva molto. Naturalmente, credulona e imbranata com’ ero, credetti a tutto. Poi non la rividi più. Chiesi in segreteria e mi dissero che era ritornata in Italia. Ci rimasi male, non mi aveva nemmeno salutata !
Diversi anni dopo a Milano vidi una foto sul Corriere della Sera che mi fece sussultare. La foto era in bianco e nero e un pò confusa, ma la ragazza che appariva non poteva essere che lei: lunghi capelli sulle spalle, in pantaloncini e quel suo viso dagli zigomi molto spigolosi. Il giornale riportava brevemente che era morta in una roggia nell’intento di salvare il suo grosso cane che, nella foto teneva al guinzaglio. Le indagini, continuava il trafiletto, erano in corso e non si sapeva il suo nome. Non seppi mai con precisione se fosse lei veramente oppure una che le somigliava moltissimo. Non chiesi notizie ai miei parenti a Cappella, preferii restare nel dubbio e saperla felice.
Il viaggio
Mestieri
studenteLivello di scolarizzazione
Diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
GermaniaData di partenza
1967Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Gli altri racconti di Orestina Raschi
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