Mestieri
missionarioLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
AlgeriaData di partenza
1964Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)La vita tra i Piccoli Fratelli di Gesù conduce Cosimo in Francia, dove trascorre il “Postulandato”, primo momento di vita in comunità.
Cominciavo ad affezionarmi a quella Comunità generosa e legata alle sue radici, al suo passato, quando una delle ultime sere di luglio, finita la celebrazione dell’Eucaristia, nel chiostro, vicino al pozzo ricoperto di edera, fratel Carlo, mettendomi la mano sulla spalla, mi disse che in Francia stava per cominciare il “Postulandato”, cioè il primo momento ufficiale della vita di Piccolo Fratello. Non me lo feci ripetere due volte. Accettai quella partenza fissata per il tre di agosto, con grande gioia. Non ebbi modo di tornare a salutare i miei genitori. Gli scrissi una lettera, dicendogli che ci saremmo riabbracciati fra sei mesi, al ritorno dalla Francia, nella speranza che la ferita infertagli non si acuisse. La sera prima della partenza, lo zaino era già pronto, fratel Carlo mi forni di un utile indirizzario. Erano tutte persone sue amiche che mi tennero ospite lungo le tappe di viaggio fatto in autostop. Di quel viaggio ricordo l’emozione nel visitare per la prima volta Roma. L’avevo vista, sì, nell’indimenticabile e grandissimo film “Roma città aperta”, di Rossellini e la ricordavo per una delle scene più drammatiche, quella del cadavere di Anna Magnani riverso sull’asfalto. Ma a vederla da Piazza San Pietro, mi appariva ancora più bella. Ricordavo la notte trascorsa nella stanza di fratel Carlo, in Via Aurelia, sua residenza negli anni della presidenza dell’Azione Cattolica; le lunghe ore d’attesa all’imbocco dell’autostrada Roma-Firenze, in compagnia di molti altri, dai cui zaini sventolavano le bandiere dei loro rispettivi paesi, che come me avevano il pollice orientato nella stessa direzione; l’ospitalità del parroco di Peretola, a Firenze; la conoscenza di Giancarlo Sibilia e i suoi genitori a Casalecchio sul Reno a Bologna; l’accoglienza familiare a Bardonecchio (Torino) in una colonia climatica per i bambini dell’Eni. Ma giunto in Francia, l’autostop ebbe dell’incredibile. Da Modano, città di frontiera, impiegai tre giorni per raggiungere la Fraternità di Tolosa, dov’ero atteso.
Furono giorni duri e difficili. Giorni vissuti sotto il “sol leone”, le notti all’addiaccio, e il primo difficile impatto con un mondo tutto da scoprire, a partire dalla lingua, che non conoscevo affatto. La Fraternità mi buttava con amore sulle strade, dove imparavo ad abbandonarmi alla Provvidenza, alla generosità dei passanti, al mistero della vita.
Dovevo rimanere pochi giorni nella città della Garonna, dove mi raggiunse la notizia da Grenay (Lione), sede del Postulandato, di rimanervi per aiutare a sistemare una vecchia casa che doveva ospitare sei Piccoli Fratelli che in quell’autunno iniziavano gli studi di teologia. Appena suonai al numero centonovantadue di “Rue de l’Espinet”, mi venne ad aprire un uomo molto avanti negli anni. Aveva un viso smagrito, con due occhi vivacissimi e sereni. Solo alcuni giorni dopo venni a sapere che quell’uomo era un ospite d’eccezione della Fraternità. Era proprio lui, il grande filosofo cattolico, Jacques Maritain, l’autore de “Paysan de la Garonne” e “Humanisme integral”, che leggerò in quel periodo. “Umanesimo integrale” che con gioia rincontrerò più tardi tra i testi d’esame di Pedagogia, all’Università di Bari., dove avrò modo di capire la forte critica tra i due massimi pensatori francesi, appunto J. Maritain e Jaen Paol Sartre, quest’ultimo tra i più convinti e accesi filosofi esistenzialisti. Maritain aveva scelto di vivere nella Fraternità pur non essendo Piccolo Fratello, da dopo la morte di Raissa, sua compagna di vita e di pensiero. Furono due mesi di intense emozioni e di lavoro. Ero ammirato dall’ironia fantastica di Francis, belga, dall’allegria di Hector, argentino, e dalla pazienza disarmante di Gérard, francese. Quest’ultimo mi dava le prime lezioni dí francese, non solo nei momenti liberi, ma anche durante il lavoro, che si trattava di adattare una vecchia stalla abbandonata.
Il viaggio
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