Paesi di emigrazione
IsraeleData di partenza
1965Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Il viaggio religioso intrapreso da Assunta Di Pietro in Terra Santa tocca la sua tappa culminante: il Santo Sepolcro.
17 luglio, – Vicinissima alla Casanova si trova la Chiesa di San Salvatore, centro propulsore della Custodia di Terra Santa, e che beneficia di tutte le prerogative già patrimonio spirituale del S. Cenacolo. In questo tempio si riuniscono normalmente i gruppi, partecipando alla S. Messa prima di recarsi processionalmente al S. Sepolcro per l’ingresso solenne. Il Padre Dal Ben, in un altare laterale, celebra una Messa di suffragio per i miei genitori, essendo il giorno 17 la ricorrenza mensile della loro scomparsa. Mi è stato particolarmente caro e mi è sembrato molto significativo offrire loro questo ricordo spirituale poco lontano dal luogo santo che vide il sacrificio di redenzione, sul quale si fonda la nostra speranza di resurrezione e di vita. Un gruppo di pellegrini di lingua italiana provenienti dall’Egitto, ospiti di Casanova, si uniscono a noi per la processione e la visita al S. Sepolcro. Procediamo lentamente al canto del Lauda Jeruselem attraverso le vie che conducono alla Basilica. Il nostro atteggiamento devoto ed il canto sacro sembrano lasciare indifferenti le persone che affollano il bazar ed i rivenditori che invitano i passanti ad acquistare le loro merci, in mezzo ad un frastuono che le nostre voci non sempre riescono a superare. Per noi invece, il canto di questo Salmo ed il suo significato sono motivo di profonda commozione, sentimento che invaderà completamente il nostro animo quando potremo entrare ed inginocchiarci presso il S. Sepolcro fulcro del nostro pellegrinaggio e meta che ha costituito nei secoli il centro di attrazione per i fedeli di ogni provenienza. Alle 9 giungiamo sull’ingresso della Basilica, ricevuti ufficialmente da un Padre Francescano il quale, a nome della Custodia di Terra Santa porge il benvenuto al nostro gruppo. Subito dopo, non appena mettiamo piede nel tempio, la Schola Cantorum intona il “Te Deum”. È un momento veramente emozionante ed a stento riusciamo ad unire al coro le nostre voci. La basilica del S. Sepolcro é officiata da confessioni diverse: Cattolici, greci, Armeni ecc. ed ognuna di esse dà alle manifestazioni del proprio culto il massimo rilievo. Tutto è solenne: dal modo di accogliere i pellegrini ai riti che vengono celebrati; e tutto é metodicamente stabilito circa l’osservanza dell’orario in cui si svolgono le funzioni sacre: non un minuto di anticipo è concesso, né un minuto di ritardo consentiva. Ferree disposizioni regolano gli atti di culto alle quali ogni Confessione deve scrupolosamente attenersi. Il sovrapporsi delle manifestazioni liturgiche da parte delle singole Confessioni costituisce a prima vista un elemento di confusione e sembra quasi irriverente ma nella diversità dei linguaggi e dei riti esteriori è possibile identificare ti medesimo filo conduttore: la glorificazione, il ringraziamento, l’impetrazione che formano il cardine di qualsiasi preghiera. Il tempio, di forma ottagonale, malgrado i rifacimenti avvenuti in epoche successive, conserva le linee architettoniche e strutturali date dai Crociati. Attualmente lungo i muri perimetrali poggiano alte impalcature tubolari, essendosi resi necessari radicali lavori di restauro e di consolidamento. All’esterno numerosi operai squadrano blocchi di pietra ed il rumore ritmico dei loro scalpelli si fonde col canto dei vari gruppi di fedeli che accedono alla Basilica. Entrando nel tempio la prima cosa che è possibile osservare è la così detta “Pietra dell’Unzione” dove venivano adagiati i corpi dei giustiziati per predisporli alla sepoltura. Il corpo di Gesù passò dalla Croce al grembo materno e poi, certamente, prima di essere rinchiuso nel sepolcro fu disteso sulla ruvida pietra per essere cosparso di unguenti ed aromi e per essere avvolto nella bianca sindone. Questa pietra che innumerevoli folle hanno venerato e baciato lungo venti secoli, ebbe l’onore di sostenere la Vittima Divina, mentre Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo portavano a termine il pietoso incarico, osservati a distanza dalle pie donne che avevano seguito ti Maestro fino al Calvario. Molte Cappelle si aprono all’interno della Basilica e sono consacrate ognuna al ricordo di un particolare episodio della tragedia del Golgota. Ma l’attenzione e l’interesse dei fedeli sono attratti dall’edicola posta al centro del tempio dove è situato il Sepolcro vero e proprio che Giuseppe d’Arimatea, con affettuosa generosità, mise a disposizione per la sepoltura del Maestro.
Mille pensieri, oltre ad una profonda commozione, si affollano nell’animo del visitatore. Qui la morte sembrò avere il suo trionfo; qui, in quel tragico giorno, sembrò crollare ogni umana speranza nel cuore di coloro che avevano riconosciuto in Gesù l’atteso Messia, affascinati certamente dalla sua dottrina e dai prodigi che egli compiva, ma permeati anche dall’intimo desiderio di vedere restaurato il Regno di Israele ed il predominio del “‘Popolo di Dio” su quelli circostanti. Ammessi ad inginocchiarsi presso il S. Sepolcro, si rimane come sopraffatti dalla commozione e dal rammarico che soltanto per pochi minuti sta concesso pregare su quella tomba che ha avuto la fortuna di racchiudere per breve tempo l’umanità del Figlio di Dio e dalla quale è scaturita la gloria della Resurrezione.
Il viaggio
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