Mestieri
analistaLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
SvizzeraData di partenza
1943Data di ritorno
1945Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Raggiunta la Svizzera nell’inverno del 1943, l’ebrea livornese Lea Ottolenghi vede inizialmente respingere la richiesta di accoglienza che avanza per sé per i suoi familiari. Alla frontiera i doganieri svizzeri l’ordine di respingere al mittente i profughi in fuga dal nazifascismo. Ma tutto si risolve per il meglio.
Per sfortuna le guardie svizzere non erano più quelle con cui i contrabbandieri avevano preso gli accordi.
Ci era andata bene perché, sapemmo in seguito, che presi soldi e derubati, molti ebrei furono invece denunciati dagli stessi contrabbandieri. Venuti quelli della dogana, esaminati i nostri documenti (dovevamo dimostrare di essere ebrei o perseguitati politici) ci hanno detto che troppe persone si erano ormai rifugiate in Svizzera ed era impossibile tenerne altre! Non potevo crederci: dopo tante ansie, fatiche disagi e paure senza più denari, senza niente, essere arrivati alla meta e poi… era troppo! Se difficile era stato giungere fino lì, tornare significava sicuramente essere presi! Io avevo le lacrime agli occhi e dissi che piuttosto che tornare indietro mi sarei gettata nel torrente che scorreva impetuoso lì sotto. Quella brava gente cercò calmarci, ci ristorarono con della cioccolata calda e furono di una grande comprensione e gentilezza. Avrebbero preso solo mamma, in quanto avevano avuto l’ordine di prendere le persone che avessero sopra i 65 anni e le donne incinte. Ci avrebbero riaccompagnato in un altro punto di frontiera diverso da quello da cui eravamo passati.
Mamma non voleva saperne di restare lei sola! Infine ci chiusero in una prigione con della paglia in terra, e una coperta da cavalli, perché ci riposassimo ed attendiamo il mattino, per fare ancora pressione col comando di Bellinzona. Ma come era possibile riposare tranquilli con la disperazione nel cuore! Fra il freddo, il duro e l’ansia non chiudemmo occhio tutta la notte. In quel momento fui quasi contenta Gastone non fosse con noi a rischiare e mi augurai fosse invece in luogo sicuro. Finalmente quando giunse il mattino, permisero ad Amedeo di andare a telefonare al comando ed ottenne che rimanessimo tutti e 4! Quel che ho provato a quel momento è indescrivibile! Stentavo a credere che finalmente eravamo davvero in salvo. Povera mamma quanti disagi ed emozioni alla sua età! Quale rammarico di non poter avere con [noi] anche tutte le altre persone care: Silvia con Paolo, Gino con Franca ed Umbertino, Anna e tu Gastone mio che rimpianto per te!
Il viaggio
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