Mestieri
educatriceLivello di scolarizzazione
diploma magistralePaesi di emigrazione
FranciaData di partenza
1932Data di ritorno
1939Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)È il 1932, e Mafalda Mussi ha nove anni. Da qualche anno il padre lavora in Francia per la compagnia elettrica. Lei, la mamma e le due sorelle stanno per raggiungerlo.
Arrivò il giorno della partenza. La Mamma aveva fatto venire in casa la sarta che ci aveva preparato abiti nuovi. Eravamo vestite come i giorni di festa. Era stata prenotata la Balilla del Filosi e vi avevamo riposto tutti i nostri bagagli. Andammo a salutare i parenti con aria festosa, soprattutto zia Pina, la sorella di mia Mamma, che per la sua età consideravamo come una Nonna. Tutti ci baciarono ed abbracciarono facendoci delle raccomandazioni, e finalmente partimmo. Assieme a noi un ragazzo orfano di guerra che doveva andare a Voghera in un collegio di lusso. Era vestito di blu con mantella e berretto di taglio militare.
Il viaggio fu lungo ma senza imprevisti, ed arrivare alla stazione di Milano ci sembrò un sogno. Era una costruzione che non avremmo mai immaginato, e quello che ci stupì era l’eco che rimbombava ovunque. La Mamma ci accompagnò nella sala d’attesa e con Filosi e Cleo in braccio andò in Consolato a ritirare il visto, raccomandando a me e a Maria di stare buone e tranquille. Mia sorella maggiore era di una vivacità incredibile e trasgredendo gli ordini con lei visitammo tutti gli angoli del primo piano della stazione. A quei tempi non era molto affollata, ma per noi era una cosa inusitata.
[…] Arrivò il facchino con le valigie che ci accompagnò al treno. Salimmo e per lungo tempo ci accovacciammo sui sedili senza parlare. Ma avevamo 11 e 9 anni, e dopo aver dormito un po’, approfittando del sonnellino materno facemmo visita agli scompartimenti vicini. Tutti parlavano in modo diverso. […]. La Mamma sonnecchiava ancora. Ci accoccolammo vicino e ci addormentammo anche noi. Quando ci svegliammo c’era chi urlava: Paris, Paris!
La Mamma dal finestrino fece cenno ad un facchino di aiutarci. Purtroppo non conosceva il francese, sapeva solo dire bonjour e merci. Il facchino però era abituato e ci aiutò a scaricare i bagagli. La Mamma gli disse taxi e lui rispose oui . Fece un fischio e alla macchina che si presentò la Mamma disse solo Nantes. Il conducente le rispose Oui, oui, c ‘est loin. Noi in coro, senza capire, rispondemmo Nantes, Nantes perché sapevamo che era là che il Papà ci attendeva. Salimmo sulla macchina e notammo quanto fosse estesa la periferia di Parigi. Tante, tantissime piccole case attorniate da alberi e da chilometri di strade, gente che camminava, ragazzi che giocavano… Noi bambine guardavamo attonite, mentre la mamma era in ansia, sapendo quanto ci sarebbe costato il tragitto. Arrivati a Nantes ordinò al conducente: Place Royale Egli rispose Oui, madame, ed arrivati in Place Royale trovammo il Papà ad aspettarci. I genitori pagarono il taxi, noi baciammo il Papà e i grandi discussero un po’: il Papà disse alla Mamma che avrebbe potuto usare l’autobus, che sarebbe costato di meno, che… sino a quando la Mamma non si spazientì e disse: Lo sai che io non so il francese… e tutto finì.
Il viaggio
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