Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
UngheriaPeriodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Dopo la cattura del padre da parte della Gestapo, nell’Ungheria del 1943, Fiorenza Di Franco trova riparo insieme alla madre e al fratello sui Monti Matra, in una sorta di confino volontario e, almeno inizialmente, confortevole.
Dopo l’arresto di mio padre da parte della Gestapo, mia madre tornò a casa per preparare le valige per partire per il “cosiddetto” internamento, un soggiorno in un albergo a Kekes, nei monti Matra, organizzato da mio padre dopo l’occupazione dei tedeschi dell’Ungheria. Mia madre era disperata, e cercava in ogni modo di far liberare mio padre, non pensava ad altro. Quando si trattò di preparare le valige, una a testa, buttò alla rinfusa qualcosa. Io mi ritrovai con scarpe scompagnate e quasi tutto il tempo dovetti camminare scalza, quando l’unico paio di scarpe che avevo addosso si era consumato. Come già accennato prima, proprio per la mania di mia madre, anche le scarpe che avevo erano da cerimonia. Dovemmo lasciare tutto-, l’argenteria, i mobili di pregio, il mio pianoforte a coda, la biblioteca con la collezione di libri rari di mio padre, pellicce di mia madre, e ne aveva un gran numero, (perfino io ne avevo due), insomma il frutto di più di venticinque anni di lavoro di mio padre. Nella nostra casa erano venuti ad abitare degli ufficiali tedeschi con le loro amanti e si presero tutto. Quando mia madre mandò a chiedere alcuni indumenti che ci servivano, le amanti si lamentarono che non tutti i vestiti, scarpe o pellicce erano della loro taglia, ma lo stesso non ci restituirono niente. A Kèkes ci raggiunsero altri italiani, per paura di essere deportati dai tedeschi, fra questi Giorgio Perlasca un commerciante importatore di carne. Questo “soggiorno” a Kèkes era un internamento diplomatico per impedire che gli italiani fossero deportati in Germania, organizzato con l’accordo del governo ungherese da mio padre, ma purtroppo lui non c’era. Era una vera e propria presa in giro come internamento. Era un soggiorno in un albergo di lusso a 1000 metri di altezza nei monti Matra. Presto, pero’, i tedeschi se ne accorsero e obbligarono il governo ungherese a portarci via da lì dopo un mese. Fra le altre scuse dissero che noi gioivamo dei bombardamenti dei Russi sull’Ungheria, infatti la sera, è vero, guardavamo gli squarci di luce rossa provocate dalle bombe incendiarie, chiamate candele di Stalin, che cadevano. Eravamo a mille metri di altezza e quindi potevamo vedere bene gli scoppi nella valle. Un giorno, senza dirci la destinazione, ma solo di preparare le nostre cose, fummo caricati su degli autobus e portati alla stazione ferroviaria di Budapest.
Il viaggio
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