Mestieri
domesticaLivello di scolarizzazione
frequenza elementarePaesi di emigrazione
FranciaData di partenza
1939Data di ritorno
1947Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976) Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Quando l'Italia dichiara guerra alla Francia Teresa, che lavora come cameriera, è presa di mira dai colleghi francesi.
Ero da poco a Parigi quando a Mussolini dichiarò guerra alla Francia. Chiusero le frontiere e io, anche volendo, non potevo rientrare. I colleghi di lavoro francesi se la prendevano con me per il comportamento vigliacco degli italiani.
“Perchè il Duce ha dichiarato guerra alla Francia quando i tedeschi sono ormai a Versailles?” – dicevano – “Non vi ricordate che nel ’14 siamo accorsi in vostro aiuto, altrimenti i tedeschi sarebbero arrivati fino a Venezia?”. Nel sentire simili affermazioni, rispondevo seccata: “Ma non potevate restare a a casa vostra, così noi friulani saremmo ancora sotto l’Austria!”. Quando mi sentivo chiamare l’italienne ci tenevo a precisare: “No! Je suis furlana! Autrichienne par naissance, italienne par les armes!” [No! Sono friulana! Austriaca per nascita, italiana dopo la guerra, Ndr], a Saciletto si diceva: “’talians ciapâs cula sclopa!” [italiani presi con lo schioppo, Ndr].
Devo dire però che solo in Francia mi resi conto che l’Italia dato i natali a tanti illustri personaggi. Infatti, visitandoil Louvre mi accorsi che tutti i pittori più celebri erano italiani equesto mi fece sentire orgogliosa di appartenere a quel paese, anche se lo ritenevo ancora una matrigna. Sotto l’Austria sentivamo solo le cose negative che accadevano in Italia e la popolazione ci sembrava misera, senza istruzione.
A parigi, nei primi tempi, oltre a dover sostenere le interminabili discussioni infatto di politica, ebbi non poche difficoltà per adeguarmi alle abitudini dei francesi; ammiravo il loro senso d’uguaglianza: tutti erano semplicemente “Monsieur e madame”, i titoli non esistevano e ognuno era rispettato per il suo lavoro. Si divertivano a chiamare gli italiani macaronì ma ciò non mi dava alcun fastidio; quell’appellativo, secondo me, non aveva nessun significato offensivo, anche perchè a Saciletto neanche si mangiavano. Mi piaceva inoltre il fatto che, sebbene i francesi fossero poco religiosi, non bestemmiavano mai, al massimo dicevano Mon Dieu; se si sentiva una bestemmia, l’aveva sicuramente detta un italiano.
Il viaggio
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