Mestieri
imprenditore edileLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
ArgentinaData di partenza
1950Data di ritorno
1955Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Sono trascorsi quasi cinque anni dall’arrivo dei coniugi Bartolucci in Argentina. Sergio, lavorando duramente come manovale in vari cantieri, ha messo da parte una discreta somma, e ha costruito con le sue mani la casa dove vive insieme alla moglie Adelina e ai due figli Carlito e Daniel Luis.
Al governo, in quel tempo, c’era Peron con Evita, e finché lei non morì, la situazione era abbastanza buona. Era sì una dittatura di tipo fascista, ma un po’ all’acqua di rose, agli italiani Peron voleva bene, in ogni discorso pubblico non mancava di rimarcare l’apporto che davamo alla crescita di quel paese. Anche la popolazione ci vedeva di buon occhio, forse perché, a Mar della Plata, l’ottanta per cento della popolazione era di origine italiano a comunque oriunda. Avevamo i medesimi diritti e doveri della popolazione locale.
Quando Evita morì, l’intero paese di fermò per una settimana. Era molto amata dagli argentini. Da quel momento iniziò la decadenza del governo Peronista. L’inflazione galoppava, i prezzi aumentavano continuamente, i sindacati fomentavano scioperi in continuazione, finché ci fu la rivoluzione per rovesciare il governo. Non si trattava di una rivolta popolare, erano i militari che, una sera (le notizie si sapevano tramite Radio Montevideo) la Marina minacciò di bombardare Mar del Plata se il governo non avesse dato le dimissioni.
Era un mattino grigio e piovoso quando sentimmo dei boati, avevamo Carlito nel letto con il morbillo, erano le navi della Marina argentina che stavano sparando sulla città. Noi increduli. Non potevamo neanche immaginare che i militari della nazione potessero sparare sui propri concittadini. Poco dopo alla porta bussarono dei poliziotti dicendoci che avremmo dovuto abbandonare la zona perché, essendo vicino alla stazione, poteva essere oggetto di bombardamenti. Noi non ci spostammo, d’altronde non sapevamo neanche dove andare.
Al pomeriggio sapemmo, per radio, che Mar del Plata era stata occupata dai rivoltosi che altro non erano che i militari. Assieme al mio vicino andammo in centro. Il caos regnava sulla città, stavano incendiando le sedi di partito e le case dei peronisti più in vista, un altoparlante sollecitava la cittadinanza di armarsi e radunarsi in piazza per predisporre la difesa della città dai peronisti, ma questi erano già in fuga. […] Incominciammo a preoccuparci veramente e pensavamo che qui le cose si mettevano al peggio mentre, in Italia, sapevamo che le cose si stavano via via sistemando. Fu così che, un giorno per l’altro, decidemmo di rientrare in Italia, anche per le insistenze di mio padre che ci scriveva che, vivere per vivere, si viveva anche in Italia.
Il viaggio
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