Mestieri
operaioLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1939Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Il primo impatto con la Libia per la famiglia Ghion è ottimale: ai coloni, il fascismo offriva una casa e piccole comodità che nelle campagne italiane erano considerate dei lussi.
Nel 1939 il nostro nucleo familiare soddisfaceva tutte le condizioni necessarie stabilite dalla Commissione Tecnica di Gestione Agricola, per ottenere l’idoneità per andare a colonizzare le terre d’Africa. I fratelli di mio padre (Gildo, Pietro, Giacomo e Giovanni) erano ancora riuniti tutti in un’unica famiglia, con mogli e figli, formata complessivamente da più di 12 componenti: non era una condizione che soddisfaceva i requisiti richiesti per la Libia; vennero quindi assegnati alla bonifica dell’Agro Pontino, a Sabaudia. I miei sognavano di garantire un “avvenire” ai figli, come prometteva la propaganda fascista. Presero quindi la decisione di accettare le condizioni offerte dal Governo e il 28 ottobre 1939 ci imbarcammo a Venezia sulla nave Lombardia, carichi di speranze. In Piazza San Marco abbiamo ricevuto la benedizione del Patriarca e un padrino di viaggio ci ha consegnato un pacco di viveri da far durare per tutta la traversata. Avevamo con noi solo un po’ di vestiario, la biancheria da casa e gli arnesi da cucina. Dopo una settimana di viaggio sbarcammo a Tripoli tra i festeggiamenti e dopo aver ascoltato la messa in Piazza Castello partimmo sui camion verso Bengasi e verso la destinazione: ci era stato assegnato il podere 276 al villaggio Oberdan, a Derna in Cirenaica. Quasi trenta ettari di terreno destinato alla coltivazione del grano.
Ricordo polvere, tanta polvere e tanta sabbia! Ma la casa era bella, c’era perfino il caminetto con la legna già pronta per essere accesa e una scatola di fiammiferi sulla mensola. Trovammo un fiasco di buon vino, una bottiglia d’olio d’oliva, la farina per fare il pane, zucchero, insomma una grazia di Dio. La casa aveva due enormi stanze al piano di sotto e tre camere da letto al piano di sopra. Arredata di tutto punto. E i materassi di crine e non il pagliericcio. All’esterno c’era il magazzino, la stalla per il cavallo e i buoi, il porcile e il pollaio. Rino quando si rese conto che il terreno era una landa sabbiosa, pesante da lavorare e difficile da irrigare si mise a inveire contro “quel traditore di Mussolini”. Poi pian piano mia madre riuscì a calmarlo; c’era da lavorare sodo ma avevamo da mangiare e un tetto sulla testa. Soprattutto tutta la famiglia era riunita. Mio padre, Rino e Alfeo lavoravano nei campi; anche Germana e mia madre aiutavano quando finivano di governare le bestie e fare i lavori domestici. Lina e Bruno andavano a scuola e io stavo insieme a mia mamma. Avevamo dei vicini con cui avevamo fatto amicizia e la domenica tutti i coloni si riunivano nel centro del villaggio per la messa e stare in compagnia. Rino si era calmato, aveva conosciuto una ragazza sarda, di cui si era innamorato. La serenità durò poco.
Il viaggio
Mestieri
operaioLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1939Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gli altri racconti di Pietro Renzo Ghion
Una famiglia contadina
I miei genitori erano di origine contadina; mio padre, nato nel 1892 a Camposampiero (PD), era...
La “vacanza”
Nella primavera del 1940 il Duce, sapendo che sarebbe scoppiata la guerra sul territorio libico, decise...
Sei mele sul termosifone
La colonia era un edificio bianco, nuovo, pulito. Si affacciava sulla spiaggia. C’erano camerate con tanti...
Una famiglia lacerata
Nel 1943, quando cominciarono a diventare più intensi i bombardamenti e la colonia sull’Adriatico non venne...