Mestieri
consulenteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
CinaData di partenza
1988Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Meglio Shangai di Pechino: non ha alcun dubbio Roberta Gandolfi, che ha vissuto per alcuni mesi di studio nella capitale cinese e che ora si concede una visita turistica in quella che ritiene la vera capitale morale del Paese.
SHANGHAI 12 OTTOBRE 1988
Sveglia alle cinque e trenta, dopo una notte infernale vissuta nel terrore di non sentire il suono malefico e di perdere il treno per Shanghai. Quando hai il desiderio di andartene, è un casino se poi ci sono complicazioni. Ce la facciamo bene. Il viaggio, senza fine, sui sedili duri dei treni cinesi. Scambiamo due parole con il ragazzo cinese che ci siede di fronte. Sembra allo strenuo delle sue forze. Ha un viso triste. Ci racconta di essere stato mandato a Shanghai dalla direzione della fabbrica dove lavora in viaggio premio. Ci dice di essere partito due giorni prima da un luogo sperduto dello Sichuan, regione del centro-sud, e di essere stanco morto. Lui avrebbe preferito ritornare al suo paese natale per vedere i suoi familiari invece di viaggiare da solo in mezzo a tante fatiche e scomodità verso una meta imposta, ma la tattica cinese del continuo dislocamento delle persone domina incontrastata e sovrana. Meglio non permettere a nessuno di ritrovarsi con amici o conoscenti perché l’unione è un punto di forza di una certa entità per rovesciare gli equilibri.
All’arrivo vaghiamo a piedi dalla stazione ad un’area adiacente al porto. Lì esiste una casa-albergo che ospitava i marine. Vi approdiamo e per due soldi ci danno due letti nello stanzone al terzo piano. Non è sporco come al solito. Per terra, il parquet in legno chiaro, i muri dipinti di bianco e tende bianche ai grandi finestroni da cui entra vento e sole e profumi salmastri. Una fila di brande, senza armadi senza niente. La valigia la possiamo lasciare sul pavimento, così come capita, incustodita. Sembra un interno di uno showroom fotografico, un po’ nuova tendenza, a New York. Quei veli che separano dentro e fuori mi affascinano. Sanno di arte. Io e la Robbie ci guardiamo in faccia e sorridiamo. Quel posto è davvero bello, ma se ci fossero degli armadietti dove custodire la roba sarebbe più conveniente. In quel momento non vediamo nessuno dei suoi abitanti fantasma della casa ma non possiamo fidarci di abbandonare le valigie lì. E se quando torniamo, non ci sono più? Penso a quelle persone che non valutano questi dettagli e prendono il caso come viene, senza farsi troppe domande, senza avere tanti dubbi. Sono leggere, serene con il mondo intero. Io, invece, ho persino paura di perdere l’elastico nero che mi metto nei capelli: perché quello che ho io, ha la giusta tensione e non è facile sostituirlo. Uno dei sogni che faccio più di frequente riguarda eventuali furti di cui potrei essere vittima ed è quello che mi procura più angoscia. Riscendiamo e dirottiamo su un albergo vicino, più decente: nel breve tragitto un acquazzone pazzesco ci sorprende alle spalle, improvviso.
Shanghai è la vera capitale della Cina, lontana dall’austerità lugubre ed avvizzita di Pechino Sembra una città fermatasi agli Anni Venti, un agglomerato di edifici altissimi con finestre, mansarde appese al cielo, palazzi antichi imponenti, un’aria europea, quasi elegante, per niente cinese. C’è una vivacità strana nell’aria, l’atmosfera adatta per vivere una vita diversa. Città brulicante, attiva, affascinante dove prolificano i commerci e i rapporti con l’estero, costanti e ripetitivi. Il porto e la città si compenetrano in un tutto interessante. Per me è bellissima questa antica sede di concessioni straniere. Chissà come era quaranta anni fa nel momento più pieno del suo sviluppo!! Mi viene da pensare a tutta quella gente, scrittori, artisti, che hanno vissuto a Shanghai e che lì hanno prodotto le loro opere e creato i loro capolavori. Sono due secondi che la conosco e già so di adorarla, questa anacronistica città.
Il viaggio
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CinaData di partenza
1988Periodo storico
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