Mestieri
imprenditoreLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
ArgentinaData di partenza
1859Data di ritorno
1860Periodo storico
Periodo pre-unitario (fino al 1876)A Salta in Argentina, il giovane imprenditore lombardo Luigi Canzi e l’amico Moneta prendono accordi con l’amministrazione locale, per l’impresa coloniale che quest’ultimo intende avviare.
Tutti si mostravano favorevoli ai progetti di Moneta e l’incoraggiavano. Il Governo gli accordava, 30 leghe quadrate di terreno per la fondazione della Colonia, e a lui personalmente quattro leghe per premio in caso di buona riuscita; inoltre tre anni di tempo. Tutta la difficoltà stava in ciò: il territorio concessogli era in riva al fiume Vermejo, nella provincia vastissima del Gran Chaco la quale è solo abitata da selvaggi. In quanto a me esitavo ancora tra tre progetti: attraversare le Cordigliere, visitare il Chili e ritornare a Buenos-Ayres per Mendoza; visitare la montuosa Bolivia colle sue mille miniere, al nord di Salta e ritornare per lo stesso stradale, oppuere un progetto magnifico, ardito, ma pieno di pericoli sì che non sapevo decidermi ad abbracciarlo. Si trattava di attraversare diagonalmente tutto il Gran Ghaco. Ma le difficoltà che attraversavano tal mio desiderio erano immense: prima di tutto avrei dovuto percorrere, solo, un 190 leghe – tale era creduta la distanza da Salta al battello in mezzo a feroci selvaggi, poi pareva difficilissimo, quasi impossibile trovare un arriero-guida, servo, noleggiatore di cavalli- che mi volesse dar a nolo le bestie ed accompagnarmi, finalmente il cammino da percorrersi era in gran parte sconosciuto e per quello avrei dovuto affidarmi alle indicazioni dei selvaggi, i quali secondo ogni probabilità mi dovevano riescire o nemici aperti o traditori. Però parlai della mia intenzione a molte persone ma se avessi dovuto sottomettermi ai consigli di tutti certo sarei impazzito senza prender risoluzione alcuna. Chi mi giurava i selvaggi m’avrebber fatto a pezzi dopo pochi giorni, chi me li descriveva come la miglior pasta di gente al mondo; secondo alcuni non avrei mai trovato il cammino, secondo altri nulla eravi di più facile, ad alcuni sembravo uno stolto, altri mi esaltavano quasi come nuovo ardito scopritore di terre. In tanta perplessità mi giunse inaspettato ajuto: Tre giovani signori i quali venendo da Bolivia passavano da Salta per recarsi a Buenos Ayres, sentendo in città discorrere del mio progetto s’invogliarono d’accompagnarmi, essi pure desiderosi si arrischiare onde conoscere terre ignote, e vennero ad offrirmi la loro compagnie: per me fu manna. Partimmo da Salta mi pare il giorno 3 gennaio. Si galloppava allegramente, chiaccherando e ridendo. Con alcuni ci salutavamo, chi c’incoraggiava, chi ci dava indicazioni o consigli. Il tema principale però erano i selvaggi. Pensando al momento in cui mi sarei trovato in mezzo a questi mi ricordo provavo press’a poco la sensazione che esperimentai l’anno dopo sentendo il rombo del cannone mentre galloppavo alla volta del campo di battaglia: apprensione, mista ad un inesplicabile desiderio di esservi, e curiosità. Intanto io cominciavo a tenermi assai vicino a Moneta, ed al momento di lasciarlo più vivamente mi s’affacciavano alla mente le sue eccellenti qualità, i suoi meriti; sempre più mi si faceva cara la sua amicizia. Mi azzardavo ad un’impresa pericolosissima; dovevamo rivederci ancora, saremmo entrambi ritornati alla nostra patria?
Alla Lagunilla scesimo tutti da cavallo, ci abbracciammo, ed io tenni lungamente la mano del buon Moneta fra le mie, mentre a stento trattenevo un certo umidore tra gli occhi pel dolore di doverlo lasciare dopo che si lungamente e si bene eravamo stati indivisibili. Finalmente rimontammo in sella e gli uni s’avviarono allegramente verso Salta, mentre noi passo passo, pensierosi, prendevamo la direzione del Gran Chaco.
Il viaggio
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