Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
frequenza universitariaPaesi di emigrazione
CongoData di partenza
1959Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Di porto in porto, di ormeggio in ormeggio, Massimo Zubboli discende la costa africana fino ad attraversare l’equatore. Come da tradizione conosce la festa che tutta la gente di mare celebra quando accade questo fatto straordinario.
Ero diventato un ottimo “picchettatore” grazie ai suggerimenti ed alle prove pratiche che ci imponeva il `rude’ nostromo. Si lavorava intensamente anche se il caldo tropicale ed equatoriale poi impediva di raggiungere i “livelli operativi” del Mediterraneo. Il medico di bordo ci aveva imposto, quando eseguivamo le attività manuali allo scoperto, di coprirci il capo con il cepì di sughero, tipo coloniale. Dopo una breve sosta a Dakar la nave raggiunse Conakry e poi Monrovia. Intanto la temperatura, specialmente durante il giorno e nei porti, divenne insopportabile in particolar modo sotto coperta. Nei porti in cui la nave fece scalo avemmo la possibilità di visitare i quartieri caratteristici, le zone più interessanti dal punto di vista naturalistico e ambientale. Spesso con vecchi bus ci si spostava all’interno per ammirare gli alberi tropicali ed equatoriali che avevamo visto solo sui libri di scienze, le vastissime coltivazioni di banane, di caffè, ed i villaggi ancora intensamente abitati. Poi ad Abidyan, Lagos e Duala. Avevamo già trascorso quattro settimane sul mare quando il giorno dopo l’Ascensione (venerdì 8 maggio), alle ore 17.00 passavamo l’Equatore. Fu una giornata di festa: interrompemmo lo studio ed i lavori pesanti. Il Comandante e gli Ufficiali consumarono il pranzo con noi allievi e per l’occasione le “gamelle” erano piene di primi e secondi fuori dal comune. La solenne cerimonia del “battesimo del mare” fu affidata al “caporale di macchina” il quale `vestito’ da Nettuno, con barba, tridente e poco più, innaffiò abbondantemente gli allievi che in fila indiana aspettavano felici e frementi la “doccia equatoriale”. Mi imposero il nome di “Pesce prete” in quanto, proveniente, da Assisi, città santa i vecchi di bordo ritennero di aver fatto un’ottima ed appropriata scelta. Il nomignolo me lo portai dietro per tutto il viaggio ed oltre. Al termine dell’indimenticabile giornata, il Comandante “Commodoro” Cosmo Fiorillo distribuì l’ambita pergamena attestante il primo passaggio dell’Equatore. Quella sera mi trattenni in coperta con un amico a parlare fino a notte inoltrata ed a scovare nel cielo trabordante di stelle mai viste, la mitica ‘Croce del Sud’. Si parlò principalmente del mare, delle navi, del nostro futuro lavoro e della donna ideale, in genere argomento, questo, sempre molto sentito a bordo delle navi di tutto il mondo, si dice Angelo, questo era il nome dell’Allievo con il quale dialogavo frequentemente anche nel collegio anconetano, era figlio unico. Il padre comandava una nave da carico e si vedevano poco. Io ed Angelo sapevamo bene e ne avevamo avuto la riprova, durante la crociera, che la vita del mare era dura e piena di pericoli, ma allora non pensavamo ad altro, aspiravamo in futuro di ottenere il comando di grandi e belle navi. Io mi vedevo già imbarcato su di un prestigioso transatlantico, su uno di quelli che in quel tempo collegava l’Italia al Nord o al Sud America e che durante i lunghi giorni di navigazione avevamo visto ‘sfrecciare’ come treni a pochi metri dalla “Giorgio Cini”.
Il viaggio
Mestieri
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