Mestieri
operaioLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
CanadaData di partenza
1946Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)“Ora che scrivo questa pagina mi cade una lagrima pensando 45 anni fa a questo fatale destino d'emigrante. Questa e' una realta' vera, la testimonianza di tutti coloro che fecero la fuga in Francia”. L’incredibile e commovente cronaca della fuga a piedi, attraverso le Alpi, dall’Italia alla Francia, fatta da Silvano Mion nel 1946 insieme a decine di altri migranti in cerca di lavoro. L’arrivo alla frontiera, i tentativi di respingimento da parte dei Carabinieri, la via dei valichi imboccata da una colonna con bambini e anziani. La tragica morte di alcuni sulle vette innevate. L’arrivo oltre frontiera e l’inizio del lavoro presso le fonderie.
Nel 1946 uomin sensa lavoro. Cominciarono a scappare in Francia per avere un avvenire migliore; cosi’ pure io mi decisi con altri miei amici verso la fine di Settembre, a 20 anni a Pordenone in stazione eran circa 50 persone tutti da Cordenons pure una donna con due giovani figli, siamo arrivati vicino ad Aosta: eravamo in centinaia da tutte le parti con lo stesso destino, fuoriusciti sensa passaporto. Vennero i carabinieri e guardie frontiera armati,’ ci chiesero la carta d’identita’ e i piu’ anziani si rifiutarono di presentarla poi comincio’ una questione con i carabinieri, uomini che fecero anni di Guerra prigionia, un carabiniere si levo’ il mitra dalla spalla uno che aveva fatto diversi anni di Guerra e prigionia si fece avanti dicendogli spara se hai coraggio: poi tutto mormorio contro di loro, i carabinieri rimasero sensa parola, poi qualcuno comincio’a distogliersi poi tutti gli altri andarono dietro. Si camminava su un sentiero due guide ci chiesero se si andava in Francia han detto: seguiteci!.. Loro erano qualche centinaio di metri avanti a noi stavamo seguindoli. Verso sera dopo diverse ore di cammino per sentieri, io e qualche altro giovane si aiutava a portar dei bambini e qualche anziano stanco che non poteva farsi avanti. Prima tappa siamo arrivati fuori di Aosta nel rifugio di una miniera che era una trattoria che ci allogio’, messo valigie e zaini a terra in una stanza, abbiamo mangiato poi siamo distesi nel pavimento che era di legno, in una stanza, abbiamo dormito che eravamo stanchi. Al mattino le guardie ci svegliarono presto verso le 4 e tutti presero lo zaino o valigia, quel che avevamo, mancarono due zaini il mio e uno di un amico, erano gli ultimi messi vicino alla porta. Stavano dei minatori verso sera mezzi ubriachi, i dubbi erano su di loro noi avevamo solo quello che si indossava. Era da passare un sentiero pericoloso per non essere osservati dalle guardie frontiera, eravamo 54 persone e due guide era ancora buio quondo vedemmo i riflettori da basso puntati verso di noi. Le guide ci ordinarono di sedersi tutti a terra e di non muoversi; il silenzio fu rotto con raffiche di mitraglia, siamo stati fermi 15 minuti circa pieni di paura i genitori tappavano la bocca ai giovani perche’ non gridassero terrorizati dalla gran paura. Poi i riflettori puntarono da un altra parte, le guide ci ordinarono di scappare in fretta che stava un pendio, sentivamo altre scariche piu’ lontane, non erano destinate a noi. Camminammo per ore salvo qualche piccola sosta sempre piu’ in alto, eravamo vicino il piccolo San Bernardo che era gia’ la neve, camminavamo per la valle cominciava fischiare il vento: era l’inizio di una buffera di neve. Le guide ci ordinarono di stare tuttti uniti ci diedero una corda che con la mano tutti stringevano per non essere travolti da questa tormenta che duro’ un paio d’ore. Arrivati in una crotta, abbiamo acceso il fuoco che eravamo bagnati e mangiammo, per fortuna avevo la borsa con i viveri che non mi era stata rubata. Vennero due nuove guide, loro facevano sempre quel tratto di montagna, fecero l’appello delle persone che avevano in consegna e ci salutarono tutti con una stretta di mano buona fortuna. Siamo rimasti con due giovani guide Valdostane erano come due stanbecchi delle alpi. Ci siamo messi a dormire perche’ si doveva affrontare l’ultima battaglia. Appena svegliati fu la partenza era ancora notte verso il piccolo San Bernardo dovevamo atraversarlo, la neve era piu’ alta, sempre con piccole soste. Le guide ci dicevano: coraggio! Ancora due ore, poi ci siamo, ma le due ore passavano piu’ volte, la neve sotto i piedi veniva sempre piu’ dura eravamo arrivati! Al San Bernardo si camminava sopra i ghiacciai perenni il vento che fischiava una tormenta di neve asciuta, ragazzi e anziani non la facevano piu’, poi la tormenta all’improvviso spari’. Era la luna che dava una grande luce nei ghiacciai che sembrava un incanto. Eravamo sulla fronte del San Bernardo che era piu’ alto, e dall’altra parte era il gigante Monte Bianco. Si camminava sui ghiacciai si vedevano delle macchie scure: erano valigie o qualche zaino che la gente aveva dovuto lasciare, poi un po piu’ avanti erano dei morti; io trovai una valigia e dal momento ero felice, andammo un po avanti era un punto scuro era una famiglia fatti assieme per proteggere i due bambini erano Vicentini. Gente che scappava sensa guide non avendo due mila lire da pagare andavano in contro alla morte, videro la valigia che io avevo trovato, questa valilgia era mia ho dovuto lasciarla per salvare i bambini. Ero tutto felice che era sua; cosi’ l’ho restituita, erano felici si alzarono in piedi mi presi un bambino in spalla fu aiutato da altri amici. Camminavamo ancora qualche ora si era gia’ fuori dei ghiacciai, erano i pali dei confini Italia e Francia. Fu rottto il silenzio con strilli gioiosi: la battaglia era finita. Si camminava nel territorio Francese le guide ci accompagnarono ancora un po’ era l’alba del 27 Settembre 1946, si vedevano le luci di San Monick un paese di frontiera, le guide si fermarono si era su un sentiero che portava in un paese, abbiamo dato 1.000 lire la meta’ alla partenza e meta’ alla fine come accordo ci sian salutati tutti felici con l’augurio di buona fortuna. Ora si scendeva, eravamo contenti siamo in paese i Francesi coi camion, era la croce rossa che dava soccorso a donne e bambini io consegnai la valigia che loro partirono per primi nel centro di smistamento. Qualche ora dopo ci caricarono pure noi e ci portarono in questo grande centro, appena arrivati ci diedero da mangiare ci presero il nome e poi ci diedero la branda. Il mattino seguente la visita medica il dottore dicendomi che Mion e un nome Francese come io sapevo, po tutti i connotati mestiere. Ecc. Cosi’ le compagnie venivano e prendevano secondo loro occoreva. Nel dopo pranzo ebbi una visita: la famiglia che si aveva aiutato, moglie e bambini con lagrime non sapevano come ringraziarci se non eravamo noi avrebbero perso la vita. Il padre teneva in mano un pacchettino mi diede la mano e mi bacio’ mi consegno il pacchettino che era qualche cosa da vestire, io dal momento la rifiutai. Lui di colpo no! tu mi hai aiutato a salvar la vita alla mia famiglia. La moglie mi bacio’ e il figlio maggiore che aveva 6 anni circa, poi presi in braccio il piccolo che aveva 4 anni lo baciai commosso, e felice di avere potuto aiutare qualcuno.
Il giorno dopo siamo stati chiamati da una compagnia di una fabbrica che faceva vagoni merci: siamo partiti in un bel gruppo di Friulani e Veneti con pure un mio amico Vittorio Mio pure lui di Cordenons. Arrivammo in un paese Commentry Departament Allier sul centro della Francia, nel paese era una grande fonderia: la forge, che aveva 400 giovani Italiani. Ebbi un lavoro di battitore: si metteva i ribbatini per unire i vagoni sul rep. Montaggio. Avevo la fidanzata in Friuli nel mio paese, ai primi di Luglio del 1947 andai dal Console Generale a Lion per chiedere le carte necessarie per sposarmi per procura. Una settimana dopo mi arrivo’ una lettera dal Console Generale essendo stata la mia classe chiamata alle armi, avevano mandato la cartolina da presentarmi alle armi.
Il Console mi spiego’: ora l’Italia a la Francia fecero l’accordo commerciale per l’emigrazione cosi’ io sarei stato assolto dal servizio militare. Nella fabbrica che lavoravo mi fecero il contratto di lavoro e il foglio di un mese di vacanza. Avevo fatto il contrattto di lavoro per la mia futura moglie che all’arrivo veniva assunta subito nella fabbrica dello stesso paese; il Console mi spedi’ il passaporto provvisorio di 3 mesi’ e rientro in Italia. Al 20 di Luglio 1947 partii per l’Italia e feci tutti i documenti per sposarmi, al 17 Agosto 1947 siamo sposati. La moglie fece la domanda del passaporto avendo il contratto di lavoro. Il passaporto arrivo’, ma invano: una settimana dopo, vennero due carabinieri a chiedere di me, con un foglio che mi dichiarava disertore, mi presero il passaporto che avevo, poi mi arrivo’ la cartolina di presentarmi alle armi, andai a Sacile al distretto militare per poter ottenervi il nulla osta, mi dissero che io ero destinato alla marina, mi diedero l’indirizzo della capitaneria di porto, distretto militare Venezia.
Il viaggio
Mestieri
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CanadaData di partenza
1946Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Gli altri racconti di Silvano Americo Mion
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