Mestieri
militareLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
BosniaData di partenza
1996Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Orrori su orrori si palesano al cospetto del maggiore Ippolito durante i sei mesi di permanenza in missione a Sarajevo, nel 1996. Quello che vede e quello che sente rafforzano le sue convinzioni di soldato pacifista, fiero del compito che ha svolto nei Balcani nel periodo post-bellico.
Dopo il primo mese trascorso in Bosnia ero cosciente delle realtà tanto drammatiche quanto affascinanti. Era senza dubbio una delle poche volte in cui ero soddisfatto del mio lavoro perché era utile a qualcuno, perché con il mio lavoro (e , naturalmente quello dell’intero contingente) stavo alleviando le pene di tanta povera gente e tanti bambini. Dopo qualche giorno, un altro episodio riportato da tutte le cronache internazionali è stato quello che ha visto una pattuglia di bersaglieri intervenire a favore di una colonna umanitaria della Croce Rossa assalita da una delle fazioni. Stava per essere saccheggiata e, sottoposta ad un intenso fuoco di copertura, alcuni elementi della malavita locale, stavano facendo scendere gli occupanti dei mezzi per impossessarsene. L’intervento dei nostri bersaglieri ha evitato il peggio ed ha permesso che quegli aiuti arrivassero là dove era necessario che giungessero. Lo stesso giorno la Commissione difesa della Camera era in visita al contingente.
Altre attività, di interesse notevole, furono le JMC (Joint Military Commission) che in sostanza rappresentavano delle riunioni congiunte di tutti i vertici Militari sia delle forze IFOR sia delle fazioni in lotta, durante le quali si discuteva e si prendevano accordi sulle attività , di comune interesse, che IFOR avrebbe portato avanti . Il 26 febbraio, la polizia bosniaca entrava a NOVIGRAD CENTAR per assumere i poteri militari in una zona presidiata fino alla sera prima da serbi. Anche qui accaddero episodi che incrementavano la convinzione che la guerra è una cosa “sporca” . In alcune abitazioni furono trovate trappole con mine antiuomo collegate a porte di ingresso di appartamenti e, addirittura, con posacenere, che, chiunque avesse inavvertitamente toccato, avrebbe subito lacerazioni incredibili, se non peggio, oppure una cosa orribile: una mina a strappo collegata ad un giocattolo a forma di “gelato”. Tanti di questi episodi, purtroppo si verificarono e i soggetti che subirono tali offese furono appunto sempre i bambini. Anziani serbi addirittura, lasciando la casa, le davano fuoco perché non potesse essere usufruita, poi, da bosniaci.
Il viaggio
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