Mestieri
studenteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Sierra LeoneData di partenza
1992Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Giorno dopo giorno, Barbara Verardo si trova sempre più a suo agio in Africa. Si ambienta, accoglie le condizioni di vita che la natura le impone e si rende utile all’interno del progetto di cooperazione allo sviluppo che l’ha condotta fino alle periferie di Freetown.
Giorno dopo giorno mi sento sempre più una di loro… ormai le mie paure mi hanno abbandonato, ed immergo la testa con disinvoltura nel contenitore ammuffito di acqua piovana, che prima avrei riempito di cloro… Solo per lavarmi i denti mantengo ancora qualche attenzione particolare, ma per il resto mangio tutto quello che mangiano loro, riso o carne o verdure o pesce, usando le mani nella stessa loro maniera disinvolta.
Ormai cammino scalza ovunque, visto che le scarpe che indosso non potrebbero in ogni caso proteggermi da eventuali attacchi di biscie, bisciette, serpentelli o ragni vari. Solo quando vado a lavorare nelle risaie le indosso, per evitare che i vermi entrino nella pelle dei piedi.
Ho perso il conto dei giorni… la vita qui non ha orari, ne tan tornano date o mesi… qui o piove o non piove.
Nelle giornate in cui piove mi dedico al villaggio Pa Lokou vado all’orfanotrofio a pulire i vetri o giocare con i bambini, oppure in falegnameria a trovare Natali, che trascorre tutto il tempo a costruire sgabelli, scatole, arnesi vari, giocattoli col legno…il fatto che la falegnameria sia una costruzione con tanto di tetto le impedisce di disertare il lavoro quando piove… Così la degno di qualche visita durante le mie gironzolate… Verso la meta della settimana ci rechiamo a San San Water per piantare eucalipti, fast-growing trees, destinati ad essere tagliati dopo sette anni per la vendita.
Faccio notare che ciò va contro il progetto mondiale di riforestazione, e raccomando quindi che, una volta abbattuti, essi vengano sostituiti da nuove piante.
Charlie Boy richiama l’attenzione di tutto il villaggio con un paio di urla, dopo di che si azzuffa con gli altri volontari ed alcuni uomini del luogo alla ricerca del metodo migliore per calcolare la distanza tra una pianta e l’altra, ed inizia poi spiegare al villaggio i motivi di quest’operazione…
Quando tutto é pronto per cominciare la dimostrazione, ci si rende conto che … mancano le piante!!
Tra le risate di tutti, mi avvio assieme a James e Mr. Fun verso la serra. A quest’ultimo è stato assegnato tale soprannome per il suo carattere allegro e spiritoso, nonché per la presenza del 41enne serissimo squilibrato Mr. Finn.
Per recarci nel luogo in cui sono depositate le piante, utilizziamo un autocarro che passava per caso in quella zona e trainava un container pieno d’acqua.
Io siedo sopra il parafango arrugginito della ruota, slittando da una parte all’altra a causa delle sbandate, e abbassando spesso la testa per evitare rami, foglie, e perché no, anche qualche serpente penzolante.
La missione riesce perfettamente, a parte alcuni problemi causati da enormi lombrichi, ragni ciccioni e millepiedi viscidi brulicanti tra le piante che, senza guanti, trasportavo dalla serra all’autocarro. Che schifo!
Riusciamo infine a piantarle tutte, grazie anche all’ aiuto del capo villaggio, ma ho come l’impressione che il “pubblico” sapesse compiere quelle operazioni molto meglio di noi e si chiedesse perché lo stavamo facendo. Me lo chiedevo anch’io.
Comunque, scavando uno dei tanti buchi nel terreno, spunta fuori all’improvviso un serpente che si divincola per qualche secondo tra la terra, per poi arrampicarsi velocemente e sgusciare fuori dal buco…mi pietrifico, sento le urla spaventate della gente, faccio appena in tempo a realizzare quello che sta succedendo, quando il capo-villaggio si scaglia contro di lui e lo decapita con un colpo solo.
Tutti scoppiano a ridere. Io, con il classico effetto ritardato che mi caratterizza fin dalla nascita, a cose fatte mi schiodo ed inizio a correre via come una pazza.
Alla sera faccio finta di niente.
Il viaggio
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