Mestieri
dirigente d'aziendaLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Stati Uniti d'America, Svizzera, FranciaData di partenza
1923Data di ritorno
1944Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Irrequieto come sempre, Randolfo Vella ha deciso di trasferire tutta la famiglia da Bellinzona, italofona, a Ginevra, francofona. A farne le spese è il piccolo Folgore.
Esigenze legate all’attività di mio padre, nonché una sua naturale propensione, comune ad alcuni suoi fratelli, di ricercare la soluzione dei problemi sorti in un determinato luogo con l’abbandono di questo luogo, fecero maturare l’idea di un trasferimento a Ginevra. Poiché in questa città ci aveva preceduto lo zio Giuseppe e dato che stava per iniziare un nuovo anno scolastico, andai a stare in casa sua per alcune settimane, in attesa che i miei trovassero un appartamento e si trasferissero anche loro. Fui inizialmente contento di questa soluzione perché ero molto legato, come lo sono tutt’oggi, a mio cugino Furio col quale ho trascorso, in perfetta armonia, molti anni della mia vita.
Una mattina di settembre feci il mio ingresso in un’aula di una scuola elementare ginevrina, dove tutto ciò che veniva detto dalla maestra e dagli alunni era per me assolutamente incomprensibile: io sapevo solo l’italiano e loro, invece, parlavano in francese. Assistevo alle lezioni come avvolto da una sorta di nebbia che, malgrado i miei sforzi, non riuscivo a diradare. Durante le ricreazioni me ne stavo, solo, in un angolo a veder giocare i miei compagni e mi sentivo indifeso, isolato e vulnerabile.
Imparai a leggere, ripetendo meccanicamente i suoni che sentivo pronunciare dalla maestra, la quale si guardò bene dal dedicarmi un po’ del suo tempo e aiutarmi nei miei sforzi. Anzi, dopo appena pochi giorni, pretese che scrivessi, anch’io, un dettato: rivedo ancora le terribili sottolineature, con l’inchiostro rosso, degli errori che costellarono quella mia povera prova!
Fortunatamente quel periodo durò poco: i miei famigliari vennero anche loro a stare a Ginevra e poiché il quartiere nel quale trovarono casa era diverso da quello dove stava lo zio, cambiai scuola. Il direttore della mia scuola capì subito che quel ragazzino di appena sette anni, capitato senza alcuna presentazione in una città dove non si parlava la sua lingua materna, necessitava di aiuto e di assistenza particolari. Decise di affidarmi alle cure di una maestra responsabile di una classe di appena sette-otto alunni, bisognosi di particolari attenzioni sia per la loro immaturità, sia per il loro difficile comportamento. […]
Alla fine dell’anno scolastico fui regolarmente promosso in terza elementare: la mia maestra era riuscita nell’intento e nella promessa fatta ai miei genitori di portarmi, entro la fine del periodo trascorso con lei, alla pari con i ragazzini della mia età.
Il viaggio
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