Mestieri
marinaio, artigiano, imprenditoreLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiore (accademia navale)Paesi di emigrazione
Argentina, Bolivia, Perù, ColombiaData di partenza
1925Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Rimasti senza il becco d’un quattrino, i tre amici cecinesi si sono impiegati in vari mestieri per tirare a campare. Serretto ha lavorato alla costruzione della linea ferroviaria nel sud dell’Argentina: è stata un’esperienza vivificante, ma al comparire della prima neve l’opera viene sospesa. Tornato a Buenos Aires, trovato un buon impiego nella società elettrica.
Una sera, tornando dal lavoro, trovai ad aspettarmi nella mia pensione, il socio di B. B. Un buon compagno ed un grande lavoratore. Non aveva frequentato la scuola e fin da bambini conobbe il duro e sporco lavoro di aiutante mattonaio in una fornace. Mescolava con le sue piccole mani, precocemente incallite, la creta che si usava per riempire i modelli di legno. Anche lui era dovuto fuggire dopo l’uccisione a Cecina di un fascista venuto con altri per una “meritata spedizione punitiva contro i sovversivi del paese”. Per la sua morte furono arrestati vari compagni socialisti, e tra questi S. S. Fece più di un anno di carcere ma al processo fu assolto. Capì subito che l’unica alternativa, la meno peggiore, era quella di emigrare.
Partì con B. B. dello stesso paese di Cecina, che pensava di recarsi a Buenos Aires per impiantare colà uno fabbrica di statuette di marmolina, uguale a quella gestita da suo fratello Tito qui a Cecina.
Partirono nel 1923, con modelli di gomma e materiale per fabbricare statuette, e a Buenos Aires installarono una fabbrica, che fin dal principio ebbe esito favorevolissimo. Da circa due anni lavoravano insieme, però, malgrado le buone vendite e gli ottimi guadagni, Santini aveva l’impressione che i conti non tornassero. L’altro lavorava poco e spendeva molto. In cambio lui faceva l’asino e riceveva poco più dello stretto necessario per vivere.
S. parlò e mi disse: “Vedi Serretto, io sono stufo di lavorare con B. siccome di numero non me ne intendo e meno di scrivere, ho la impressione che i conti li faccio tutti a suo vantaggio. Io vorrei separarmi. Sciogliere la società col B. e, in te ho fiducia per onestà, per fede comune e per capacità amministrative, se tu sei disposto ad abbandonare il posto dove attualmente lavori, io vorrei fare società con te”.
Non rifiutai l’offerta, però gli chiesi una settimana di tempo prima di dargli una risposta definitiva in proposito. Sapevo che l’affare era buono, e conoscevo il prezzo delle materie prime che entravano nella fabbricazione. Dal listino dei prezzi, dedotti i costi di manifattura, potevo facilmente stabilire che più della metà del prezzo di vendita era puro guadagno. Naturalmente si trattava di lavorare un gran numero di statuette giornaliere e trovare il sistema di smerciarle tutte. Pensai per qualche giorno sull’offerta di S. credetti doveroso da parte mia parlarne ai miei vecchi compagni M. e U. e alla settimana, queste furono le condizioni che io prospettai al S. per fare società con lui: innanzi tutto non potevo abbandonare i miei compagni di sventura, e chiedevo che anch’essi partecipassero alla società.
Il viaggio
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