Mestieri
militareLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
FranciaData di partenza
1940Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Temi
guerraTemi
guerraQuando il 10 giugno l’Italia dichiara guerra alla Francia Elio si trova ormai lungo il confine, ai mille metri del passo Muratone sulle Alpi cuneesi. È qui che vede passare la prima barella con un ferito, e scopre il volto della guerra.
Si lavora alacremente per l’accampamento. Le tende spariscono sotto i rami intrecciati dei cespugli. Si fa un viaggetto alla Gola di Gouta, a rapporto col Gen. Rossi. Si vive, svogliatamente, sino al giorno 10. E in questo giorno, squilla la diana di guerra. Ricordo, quel fatale giorno quando, seduti al nostro rustico desco, si stava desinando: il Cap. Gerini al centro, con le spalle alla valle, di rimpetto il Ten. De Angelis, alla sua destra il S. Ten. Salvatore, io alla sua sinistra. Si è consumato il pranzo e, forse, si sta per iniziare la solita partitina alle carte. Ecco che ti arriva, tutto affannato, Tessitore, giovane caporale che ritorna da Passo Muratone dove si è recato a fare la spesa. E ci comunica: “E’ stata dichiarata la guerra!”. Da questo punto copio qualche pagina del mio diario tascabile, scritto in quello stesso giorno o nei giorni seguenti: “La notizia non ci lascia certo indifferenti. E’ come un colpo di fulmine, è come se il cielo si rannuvolasse. Ci alziamo e chiediamo notizie. Il “duce” ha parlato, oggi, alla radio ed ha annunciato all’Italia ed al mondo “che l’ora suprema era scoccata”. Io controllo i miei nervi, ma “incasso” abbastanza agevolmente. Il fatto, forse perché aspettato, non mi sconvolge molto. Troviamo, anzi, il modo, io ed i colleghi, di scherzarci sopra, quantunque si tratti del famigerato riso che non si cuoce.
II Ten. De Angelis, annuncia che sfoggerà, presto, la sua divisa nuovissima, per le vie di Nizza. Si corre al caposaldo della G.A.F., a Muratone, per avere ulteriori notizie. Si ripetono comunicati, con l’annunzio precedente, poi, Radio Nizza, esprime la sua indignazione in merito alla faccenda e vaticina l’immancabile rovina dell’Italia. La serata è normale. Più rinfrancati (siamo uomini e, soprattutto soldati), si scherza e si ride con i colleghi della 6″ Compagna e della G.A.F., al ricovero. La notte è tranquilla. Chi sa, invece, come passerà la notte mia madre! Quante angosce le avrà procurato il grido degli strilloni, per le strade annuncianti il fatale avvenimento! E questa, è l’unica spina. Tutto il resto non conta. Tutto quello che dovrò affrontare non mi spaventa. Se mi tormenta il pensiero dell’inquietudine dei miei Cari, non voglio però drammatizzare. La notte è come sempre. Solo lontano, il rumore delle mine con le quali i francesi fanno saltare i ponti sul Saorgie. “A quando la grande “musica” ?”.
11 giugno 1940. Primo giorno effettivo di guerra. Niente velivoli in cielo, niente cannonate. Che sia questo fronte (come dicono) uno dei più tranquilli? E’ un po’ presto per dirlo: La giornata trascorre in molteplici operazioni prudenziali. Si scava la “riservetta” per le munizioni, si abbozza un ricovero antiaereo, vengono occultate il più possibile le tende nei cespugli. Alle ore 16, arriva un ordine che mi riguarda personalmente. Vengo comandato a Monte Lega, all’osservatorio del Reggimento. Carico la pistola, mi munisco di elmetto e di maschera arti-gas e salgo al monte. Dall’osservatorio (ove si trovano già le tende della pattuglia incaricata e della quale prendo il coniando) si dominano le Cime di Anan e de Le Piloti. Ma c’è una nebbia fitta che, solo a tratti squarciandosi, permette una visibilità assai relativa. Invio regolari fonogrammi al Comando, con notizie sempre negative circa i movimenti del nemico. Salto pasto alla sera (ma, solo, per mia pigrizia), dormo malissimo su di una specie di pagliericcio per terra, completamente vestito, col cappotto come coperta, in una tenda traballante. Notte tormentata ma nessun’altra novità.
12 giugno. Mattinata nebbiosa. Visibilità zero. Salto anche la colazione. Alle ore 10 scendo al caposaldo Muratone per udire il primo comunicato sulle nostre operazioni. Poche novità. Risalgo sotto un diluvio di pioggia. Do il cambio agli uomini dell’osservatorio, sostituendoli con soldati della mia Compagnia. A mezzogiorno, abbondante pastasciutta, in gavetta. La mattina trascorre in malinconica contemplazione de Le Pilone. Sempre nulla. Un certo momento vedo salire a Muratone, una barella. Un ferito (o un ammalato?), forse un soldato che cadendo, si è lussata una gamba. Sono quattro portatori, incappottati e con l’elmetto. La sensazione che ricavo da quella vista, non è certo edificante. La prima barella! La visione è troppo realistica e, confesso, debbo reagire energicamente su me stesso, per sopportarla. La guerra, purtroppo, mi accorgo è così. Il pomeriggio è più allegro. Faccio uno “scopone” coi miei. Poi mi viene a dare il cambio il S. Ten-Salvatore. Ritorno, scendendo a valle alla mia compagnia e si passa la serata biscando a “sette e mezzo”. Mi sono appena coricato, sotto la mia disagevole tenda, che scoppia il primo allarme. Incominciano delle fucilate verso Passo Muratone, poi si sgranano raffiche di mitraglia. Poi, anche colpi di cannone. Un apparecchio ronza nel cielo con insistenza e volteggia giù sopra la vallata di Pigna. Agitazione, nell’accampamento. IL Ten. De Angelis, corre cla quella parte, per veder clic succede. Ma noti riceviamo ordini e noi ce ne stiamo quieti. Io vorrei rimanere desto, per sapere un qualche cosa in merito. Ma… mi addormento quasi subito. E, questo non è certo un indizio di “fifa”.
Il viaggio
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