Paesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1939Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Dieci giorni dopo l’ingresso dell’Italia nella Seconda guerra mondiale, Bruno Bajoni inizia il suo servizio sulla nave ospedale Aquileia per prestare soccorso ai soldati italiani feriti tra l’Africa Settentrionale e i Balcani.
Arriviamo a Tripoli alle 21.30 del giorno 20 giugno dopo aver seguito una rotta particolare che passava ad oriente dell’Isola di Malta, fuori dal raggio di autonomia degli aerei che si ritenevano di base sull’Isola: al largo, però, ci sorvolò un ricognitore inglese Handley Page Hampden. Grazie al mio interesse per l’aviazione, conoscevo tutti i tipi di aerei esistenti in quel tempo e questo mi ha giovato moltissimo nel corso delle missioni per gli avvistamenti. (Ricordo che la Capo Gruppo delle Crocerossine, Contessa Camilla Venini Valsecchi di Milano, al momento del suo sbarco dopo tre mesi per fine periodo [13 maggio – 29 agosto 1943] mi regalò il volume P. Carlson, L’Uomo vola, Milano, Hoepli,1943, con la dedica : Al prezioso Bajoni con tanta cordialità). Sosta di tre giorni nel porto di Tripoli. In franchigia visito i monumenti della città moderna e di quella antica, il mausoleo dei Caramanli, la Moschea, i luoghi caratteristici, e il Suk arabo. Nel pomeriggio del secondo giorno, con gli amici, passo vicino ad un palazzo e sento suonare un valzer di Strauss. Entriamo : è un ritrovo elegante e… forza ragazzi ! Le signore hanno lasciato i loro damerini, i quali evidentemente valevano poco, e noi l’abbiamo fatta da padroni. Il pomeriggio successivo torniamo e all’entrata troviamo un cartello: Circolo Ufficiali – Vietato l’entrata ai non soci.
Non imbarchiamo nessun ammalato o ferito, siamo troppo lontani dal fronte terrestre con l’Egitto e quello verso la Tunisia è fermo. L’armistizio con la Francia è questione di ore, infatti è firmato il pomeriggio del 24. Alle 10.25 del 24 giugno partiamo per Bengasi dove arriviamo alle 19.35 del 25. Non imbarchiamo nessuno nemmeno in questa località. La guerra è iniziata da soli quindici giorni, i primi feriti sono ancora ricoverati sotto le tende negli ospedali da campo nel deserto marmarico e l’organizzazione a terra per il trasporto ai paesi della costa Bardia, Tobruk, Derna, Bengasi per l’imbarco è ancora lontana. E’ in questi giorni, lo sappiamo dalla nostra stazione R.T. mentre siamo in navigazione, che avviene il primo combattimento navale : i C.T. Espero, Ostro, e Zeffiro con a bordo soldati e munizioni da trasportare da Taranto a Tobruk sono attaccati in pieno Mediterraneo. L’Espero viene affondato : a bordo muore un carissimo amico tarantino, Di Liberto, residente a Monza, mio compagno sin dalla scuola elementare. Alle 7.50 del 28 partiamo per Derna dove arriviamo alle 21 e diamo fondo al largo, 500 metri dall’entrata del porticciolo, inaccessibile per il pescaggio d’immersione dell’ Aquileia e ostruito all’entrata dai resti, del piccolo piroscafo Lodoletta affondato. Non è ancora terminato il “posto di manovra” che ci viene ordinato di ritornare a Bengasi. Ormeggiamo all’interno di questo porto alle 13.55 del 29. Sia a Tripoli che a Bengasi nessun attacco aereo e di notte oscurati in porto.
Solo con l’inizio delle alterne vicende sul fronte dell’Africa Settentrionale, quando avevamo a bordo feriti e ammalati, si usciva alla sera dai porti, mantenendoci alla cappa e con le luci accese sui distintivi di nave ospedale. Nei porti italiani le navi ospedale erano sempre oscurate. Il Virgilio fu gravemente danneggiato, durante un bombardamento, nel porto di Napoli; la California fu silurata nel porto grande di Siracusa, Ricordo che in porto a Bari, durante un attacco aereo durato oltre due ore e diretto principalmente sull’aeroporto di Palese, eravamo ormeggiati oscurati tra due navi tedesche cariche di munizioni. I primi feriti cominciano ad arrivare 1’8 luglio, un carico quasi completo, ed il 9 alle ore 3 della notte ripartiamo per Tripoli ; anziché con rotta diretta, in ottemperanza agli ordini ricevuti, costeggiamo tutto il Golfo della Sirte. Poiché la distanza media da terra è di circa mezzo miglio, passando davanti a Misurata, Zliten, Leptis Magna, riesco a vedere con il binocolo le sommità di antiche costruzioni romane e la cima di colonne appartenute a templi o fori. Alle 7.30 dell’I 1 giungiamo nel porto di Tripoli e imbarchiamo pochi ammalati. Alle 14 del 12 si riparte per Napoli dove arriviamo alle 8 del giorno 15 e attracchiamo nuovamente al molo dell’ Immacolatella Vecchia ; sarà questo il nostro posto di ormeggio ogni volta che torneremo a Napoli. Siamo stati per 27 giorni lontani dall’Italia con la posta che ci rincorreva da un porto all’altro. Non sapevamo nulla delle nostre famiglie, vi erano state le prime incursioni aeree su Torino e Milano, né i nostri parenti sapevano nulla di noi. Era in vigore la censura militare e il Ministero della Marina aveva ordinato di togliere dai berretti il nastro con il nome delle navi e aveva dato, in sostituzione, quello con la semplice scritta REGIA MARINA ; nessuno da bordo delle navi poteva scrivere a casa comunicando dove si trovava. La posta diretta ai marinai aveva un solo recapito : Al marinaio Regia Nave Ministero Marina – Roma. Provvedeva il Ministero ad inoltrarla al destinatario nel porto dove si trovava la nave su cui era imbarcato.
Il viaggio
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