Mestieri
giornalistaLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Repubblica CecaData di partenza
1953Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Qualche accenno sul lavoro svolto da Paola a Praga, negli anni ’50, per una radio clandestina del Pci.
In totale eravamo undici o dodici, non ricordo bene. Alcuni erano giornalisti de l’Unità, altri, la maggior parte, erano ex partigiani ricercati e rifugiatisi a Praga ed erano impegnati come tecnici. La redazione era organizzata in due sezioni, interni ed esteri. Mio marito venne assegnato agli esteri in qualità di redattore. Ogni giorno verso le tre del pomeriggio, ci riunivamo per discutere delle notizie, di come confezionare la trasmissione, stabilire i turni alla regia, al microfono, in redazione, ai telefoni. Per circa un anno io e Stella siamo state le uniche donne, poi arrivarono giornalisti con le mogli e allora anche il mio lavoro cambiò. Agli inizi, con Stella, dovevo battere a macchina le notizie incise su nastri e leggere al microfono. Stella aveva sette anni più di me e quasi tutti i capelli bianchi. A me sembrava vecchissima anche come modo di fare. Mi chiedevo come avrei fatto a lavorare con una persona così anziana? Stella era di poche parole, convinta di essere molto esperta e brava, gelosa del marito. Avevano una bambina di due anni che era tutto il giorno alla materna. Il nostro ufficio non era grande. Ognuna sedeva davanti alla macchina da scrivere con le cuffie alle orecchie mentre i piedi manovravano, avanti e in dietro, due pedali collegati a una grande macchina sulla quale girava il nastro inciso della durata di circa due ore. Per sbobinare tutta la bobina, occorreva il doppio del tempo. Non l’abbiamo mai misurata, ma penso che fosse di un diametro non inferiore ai trentacinque centimetri. Era un lavoro faticoso, perché a volte c’erano rumori di sottofondo e non era facile capire le parole. Allora ci aiutavamo inserendo una matita in modo da selezionare i suoni. I compagni entravano e ci strappavano i fogli dalla macchina, perché dovevano scrivere la notizia da mandare in onda. Perché i nastri incisi riguardavano le notizie dall’Italia. La chiamavamo la fissa, perché ogni giorno alla stessa ora, per telefono ci arrivava il materiale. Succedeva così: da Roma e da Milano le redazioni de l’Unità trasmettevano per telefono le notizie a redazioni delle radio di Berlino est e di Budapest in lingua italiana. Redattori italiani delle due emittenti governative di quei Paesi, ci dettavano al telefono i testi che noi incidevamo. Ricordo che le fisse erano tre al giorno, come le nostre trasmissioni che andavano in onda la sera e venivano ripetute al mattino. Non c’era molto tempo fra dettatura, battitura e trascrizione della notizie in forma radiofonica. Per quegli appuntamenti eravamo tutti in ansia, nessuno poteva permettersi di scendere in mensa per prendere un ciaj, il tè. Bisognava fare in fretta. A volte da Berlino e da Budapest aggiungevano notizie estere. Era stato grazie a questo sistema di comunicazioni che Oggi in Italia aveva dato, prima della stampa italiana, la notizia che la legge elettorale del 1953, chiamata legge truffa (simile all’attuale maggioritario) non era passata. Ne erano molto orgogliosi. Ho conosciuto soltanto il giornalista di Berlino est, che venne un anno in vacanza in Cecoslovacchia. Me l’ero immaginato completamente diverso, perché aveva una bella voce. Invece era basso di statura con un cespuglio in testa e lo chiamavano Pelliccia, non so se fosse a causa dei capelli.
Il viaggio
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