Paesi di emigrazione
SvizzeraPeriodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Cesare, il nonno di Silvana, è emigrato in Svizzera alla fine dell’800. Dopo un po’ di tempo la nonna Arsilia, che riceve notizie saltuarie e poco rassicuranti sulle sue condizioni di lavoro, decide che è arrivato il momento di raggiungerlo. Non esclude che il marito abbia potuto abbandonare la famiglia di proposito, ma è pronta e determinata a rintracciarlo ovunque si trovi e a riportarlo ai suoi doveri.
Molto prima dell’arrivo in stazione la nonna era al finestrino col cuore che le batteva forte, quasi volesse uscire dal petto e dagli abiti. Non aveva però l’ombra di un dubbio: non si chiese mai -Ho fatto bene a far tutto questo?!?- Si ripeteva invece: -Se non c’è lo scoverò, ovunque sia… lui e il suo socio come ho promesso alla Sofia e saprò anche affrontare le loro sgualdrine…! Oh sì che le saprò affrontare e dir loro quello che si meritano… Il treno stava entrando in stazione… e lei, il suo Cesare, lo vide subito… là dritto sotto la pensilina… Era vestito con abiti quasi troppo eleganti per lui. Il suo cappotto era a “Redingote”: lei lo notò subito. Si disse dubbiosa: -E’ un bene o un male?!-Anche i bambini avevano riconosciuto il loro padre e lo chiamavano a gran voce: -Papà… papà… !- Dicevano nel loro dialetto. L’abbraccio fra tutti fu calorosissimo. -Non so se ho fatto bene-disse lei piano. -Hai fatto benissimo!- Esclamò lui: aveva gli occhi lucidi. -Si può prendere una carrozza?- Disse ancora Arsilia, che stava guardando la sua valigia e i vari pacchi dei quali uno voluminoso, fatto con il tappetino della loro tavola legato coi quattro cappi e rinforzato con una corda di canapa. -Ma…- Lui tentennava. -I soldi li ho io- intervenne decisa lei, poi con più calma gli spiegò che aveva anche venduto le dieci galline del loro pollaio… i conigli con le relative gabbie oltre alla piccola pendola del soggiorno, dono di nozze degli amici e colleghi di lui.
L’appartamento che Cesare ed Ettore dividevano con due compagni (Oreste e Prospero) era al quarto piano in un fabbricato di una strada secondaria in piena città: senz’altro il solaio dello stabile riadattato alla men-peggio. Si svelò lì il segreto della “redingote”: era di Oreste che, per il momento, l’aveva scambiata con la giacca di Cesare, troppo sdrucita e rotta in una manica sul lavoro. In quanto a Prospero stava a letto perché nella stanza il fuoco era spento e lì, ai primi di settembre, già faceva freddo. La nonna non fece commento alcuno, ma volle che tutti si alzassero per andare a fare le spese necessarie: legna per la stufa, latte, orzo, pane fresco per i bambini e diede lei i Franchi Svizzeri che la zia Sofia le aveva procurato con l’aiuto di uno dei suoi carabinieri. Quando chiedevo alla mamma se nei primi tempi della loro residenza all’estero avessero patito per ristrettezza di cibo o freddo o altro, lei diceva: -Affatto! Stavamo benissimo! Avevamo tazzone di latte fumante più buono di quello italiano, orzo sempre caldo, pane nero ma appetitoso e patate, patate… cotte in tutte le maniere… La nonna pensava a tutto e faceva filare quei quattro a bacchetta…! Dopo non poche discussioni si chiarì anche il fatto della mancanza di lavoro. Al di fuori dell’Italia c’erano paesi, con governi stabili e maggiori risorse maturali, come Stati Uniti, Argentina, Francia e Svizzera, che non avevano risentito della recessione, anzi la spinta al rinnovamento e la conseguente crescita economica aveva fatto sì che la richiesta di nuove braccia per il lavoro era cresciuta al punto che l’emigrazione da paesi più poveri (Italia anzitutto) fosse massiccia. In Svizzera poi, grazie alla vicinanza dei due paesi, all’intervento delle nuove ferrovie verso il nord e i relativi trafori, che pareva avessero vinto e demolito il grande baluardo della Alpi, l’afflusso di mano d’opera preparata e volenterosa era stato tale che gli imprenditori del posto avevano preso ad approfittarne. Le leggi c’erano… figuriamoci! Ma, anche nella ricca e così ben organizzata Svizzera, qualcuno, potendo, superava i limiti. -Lo straordinario ti fa comodo (eccome…!) ma per noi è troppo oneroso!- Dicevano. Così cercavano di pagarlo senza il dovuto sovrapprezzo… lo stesso era per le festività… L’operaio, pressato dalle sue necessità e per tema che altri lo scavalcassero, diventava accondiscendente. Questo non accadeva per Cesare, Ettore e vari dei loro compagni che non avevano voluto cedere. La nonna, una volta inquadrata la situazione, fu categorica: -Qui ci sono quattro bambini da sfamare… I soldi che ho con me dureranno per poco e altri per i biglietti di ritorno non ci sono. In Italia non abbiamo più niente e la situazione è molto, ma molto, più seria di qui! Altro che straordinari e festivi…! Ci fossero sempre…! La maggiorazione è minima: regalategliela a questi spilorci di tedeschi! Al nonno toccò di arrendersi. Allargando le braccia disse agli altri: -Voi fate come credete meglio- E alla moglie: -Lo sai che questo è un tradimento nei confronti di tutti i nostri compagni?! Gli occhi della nonna a questo punto diventarono ancor più neri e seri. -Si vede che i vostri compagni vogliono più bene ai loro compagni che ai loro figli!
Il viaggio
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