La risposta

La domanda che più spesso mi viene rivolta in questo tempo da amici e da persone che vengono a sapere della mia partenza per l’Africa è questa: “Perché parti? Perché vai in missione, quando il tuo lavoro ti porta già ad avere la possibilità di aiutare i lavoratori, gli anziani, gli ammalati ed è nello stesso tempo gratificante per te ?” Vivo questa risposta dentro di me, fondata sulle parole di Giovanni (1 lettera 1, 2-4;14) : “La vita si è manifestata e noi l’abbiamo veduta … Dio ha mandato Gesù, suo Figlio, per salvare il monco. Noi l’abbiamo visto e ne siamo testimoni”. Dio si è manifestato nella mia vita. Ho risposto accettando la chiamata, la conversione, l’alleanza, la liberazione. Poiché tendo a vivere questi momenti non solo come mio rapporto personale di ricongiungimento con Dio, ma come comunione e verifica con gli amici del Centro Missionario e con la realtà della Diocesi in cui mi trovo ad operare, si è fatto palese in me il desiderio, l’ansia di partecipare in maniera nuova alla riunificazione dell’umanità intera con il Padre. Parto per testimoniare quel Cristo che ho accolto nella mia vita e che mi sta portando ad essere libera. Confesso il timore che provo nell’aver accettato dentro di me di essere in Africa testimone del messaggio cristiano che è originale e universale senza essere per questo “portatrice” di una civiltà cristiana. Confesso il timore di dover essere testimone non attraverso un annuncio verbale, ma attraverso il fare “con” e “per” loro un’attività di animazione, attraverso un condividere pienamente i loro problemi. Mi sostiene questo pensiero: “Se riusciremo a vivere tutti, noi per primi nell’equipe di Nguviu, noi e i nostri fratelli africani, noi e voi a Trieste in spirito autentico di comunione, di solidarietà, non ha più senso aver timore. La solidarietà è un aspetto essenziale della fede del-la Chiesa e rappresenta anche il patrimonio ed il sostrato ereditario della cultura africana. E della cultura africana fa parte pure l’identificazione delle pratiche religiose con le altre attività. E contemplazione ed azione si fondono anche in me. Lascerò parlare questo mio vivere in Cristo e questo desiderio di comunione, di solidarietà. Lascerò parlare questa libertà del mio spirito per riceverne nuova liberazione. Lascerò parlare questa mia testimonianza di amore a Dio perché Egli, per primo, ci ha mostrato il suo amore (1 Gv. 4,19) e continua ad offrirlo a ciascuno. Dovunque”.