La rivoluzione

Balaguer 5 Luglio 1861

Carissimo Fratello

Questa volta non ho come discolparmi con voi per aver differito per sì lungo tempo a rispondere alla vostra amorevole e lunga lettera: è dunque mestieri che io mi confessi reo e ne prometta l’emendazione. Lasciamo i preamboli. Caro Fratello con dispiacere lessi la vostra

ultima annunciatrice di funestissime novelle e di orribilissimi danni causati dalla rivoluzione. Lo stato di non pochi paesi della Basilicata giusta la vostra relazione, e quello che ne dicono i giornali, è veramente deplorabile, quello che più mi dà pena si è la desolazione di tante famiglie orbate o de’ loro capi, o delle membra più vigorose fatti vittima del furor popolare. Il Signore e la Vergine Santissima vi protegga e difenda da ogni sinistro evento. Voglio sperare che ormai la rivoluzione abbia deposto il suo furore depressa ed attutita dalla forza dell’armi.

Che che ne sia procurate che io lo sappia scrivendomi al più presto possibile una lunga lettera che fedelmente mi narri il principio progresso e fine di detta rivolta: son sicuro che lo farete.

Vi dò le più buone nuove di mia salute, augurandomi sentire lo stesso di voi, e della famiglia tutta per rallegrarmi.

Agnesina si è ristabilita? La risipola (infezione cutanea, Ndr) l’ha lasciata? Son dolente con lei perché non ha risposto alla mia lettera in occasione degli auguri di Pasqua: sà scrivere sì o nò? Se si le direte che è stata negligente. Se no la esorterete a nome mio che lo apprenda. Una tal prerogativa non disdica alla signorina. Ancora la madrigna ha trascurato di fare ciò che nell’ultima mia le manifestai, cioè informarmi di alcune cose che io desiderava sapere. Spero che lo farà.

Che dirò poi della cognata, anzi di voi, caro fratello? Non sapendo ella scrivere potevate voi rispondere a nome suo! Basta quod differtur non aufertur. Lo farete in avvenire.