Paesi di emigrazione
Sud America, , Nord America, AsiaData di partenza
1907Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)Sebastiano Mele, a borodo della Regia Nave Puglia, arriva nell'isola giapponese di Miyajima-Itsukushima.
Tutta navigazione interna. Il mare è calmo come un lago; molte barche lo solcano in ogni senso e qualche piroscafo innalza vorticoso il pennacchio di fumo al cielo turchino, quasi a profanarne la purezza immacolata. Navighiamo tutto il giorno a zig-zag e la sera dobbiamo atterrare e attendere l’alba. La natura tutta, contrasta con la miseria del paese. Tutto è coltivato, il mare manda un acuto e acre odore di salsedine; molte anitre starnazzando cadono sull’acqua turchina. Passiamo la notte in un silenzio polare. Non una voce rompe la monotonia del luogo, né una luce. L’indomani salpiamo di buon’ora e verso le undici siamo ad Hyna. Luogo incantevole e chiuso al traffico. Una lunga banchina corre per un gran tratto e alle spalle di essa innumerevoli caseggiati in legno, tutti allineati e uguali. Sono magazzini militari ricolmi di provvigioni pel caso di guerra. A dritta e a sinistra sono due amenissime isole coperte di una manto fittissimo di verdi piante di ogni sorta. Qualche chiazza ne tradisce le sembianze di colossali corbeille. Sono strade che malcelano la loro esistenza e che interrompono bruscamente e così crudelmente l’uniformità così pittoresca della natura. Nel pomeriggio una folla multicolore di figli del sole invade letteralmente la nostra nave. Sono studenti arrivati allora da Hyroshima, amanti di vederci e di conoscere le nostre abitudini. Appresso agli studenti i soldati e dopo loro una ppocessione ininterrotta di popolo di ogni condizione. La mattina dopo leviamo l’ancora per Myaima.
E’ un’immenso bouchè di verdura, un vero e proprio giardino naturale che si riflette nel cristallino specchio azzurro che la lambisce.
Ognuno di noi scende a terra e acquista il suo ricordo. Paese indimenticabile. Gli abitanti sono in maggior parte preti e commercianti in cartoline e gingilli d’ogni specie. La pulizia qui raggiunge l’esagerazione, tutto è ordinato meticolosamente. E’ costume del soldato giapponese, prima di partire per la guerra, di portare in voto un ricordo singolarissimo al gran tempio che in questa isola tutto il Giappone innalzò al suo Dio. Il tempio è convertito in un’enorme albero di natale. Migliaia di mestoli di legno vi sono appesi e ognuno ha il nome del donatore scritto sul dorso. Ve ne sono moltissimi di visitatori europei e di italiani capitati colà con navi da guerra. Vi aggiungiamo anche i nostri per aumentare l’immane catasta di questo classico monumento nazionale e quasi esclusivamente militare. Questo curioso costume vige dall’epoca della guerra Nippo-Coreana e da allora i soldati vi si recano in pellegrinaggio a deporre l’umile segno di devozione. Myaima (conosciuta anche con i nome di Itsukushima, Ndr) è tutta un santuario di fede. Nessuno in questo sacro suolo votato al culto puovvi nascere o morire e se il caso lo vuole, i ministra di Budda ne fanno gli scongiuri e il decesso viene trasportato in altro luogo all’uopo stabilito, per subirvi una specie di quarantena purificatrice e in attesa che lo spirito che si immagina rimasto, contro ogni volere della tradizione, sul suolo sacro, lo raggiunga prima dell’inumazione. Una processione composta di preti e devoti percorre le vie salmodiando e giunge infine in cima al colle ove s ‘innalza la maestosa pagoda a domandare perdono al Signore per non avere in tempo scongiurato il peccato. Due cavalli, anch’essi votivi, si godono la vita invidiabilissima tra le carezze e le lecornie che il popolo idolatro gli elargisce munificamente. Anche queste due bestie adorate pare siano un trofeo vivente di guerra. Sull’imbrunire fanno rotta verso l’isola parecchi sottomarini scortati da un appoggio. Ce li vediamo passare vicini vicini questi immensi cetacei di ferro costruiti dall’uomo per la distruzione di se stesso. L’esiguo equipaggio di essi è tutto in coperta, ovverosia sulla torretta che sola sporge a rivelare l’esistenza dell’ordigno terribile Danno l’idea di remore sulle piume di mastodontici pescicane. In lontananza il cielo è cupo, cupo. Immense colonne di fumo nero vorticando, si elevano alte alte come un’enorme reclame al lavoro febbrile, immane, che sotto di esso alacremente si compie per la difesa della Patria tanto cara a questi piccoli esseri diffidenti di tutti e gelosissimi di tutto quanto ha inerenza sulla difesa dello Stato Tutti hanno un interesse superstizioso a tener celato il più possibile ogni loro opera o azione riferentesi alla loro intensa preparazione bellica. E’ Kure, lo smisurato cantiere navale che ha dato ai giapponesi tutti quegli arnesi terribili che incussero il terrore al gigante moscovita. Partiamo e dopo un’ora s’incominciano a intravedere nel fitto fumo i camini alti affumicati di quella sterminata officina militare. Le potenti mancine si protendono nell’aria pregna di caligine. Si sente un rumore assordante e il picchiare turbinosamente svelto dei ribaditori elettrici palesa la colossale attività del grande cantiere. La rada è quasi zeppa di navi da guerra d’ogni tonnellaggio. Dalle sottili e civettuole torpediniere ai colossali mostri di sedicimila tonnellate. Fra tanto materiale accumulato quello che più ci colpisce è la presenza di una delle nostre navi: il Kasuga. Bell’esempio dell’architettura nostra. E’ lì in mezzo a tante altre navi d’altro paese e par che cí esorti a guardarla e ad esaltarne le sue linee bellissime. Una specie di superbia incomincia a invaderci tutti e ci viene in mente che un paese forte come questo ha avuto bisogno di noi molto più deboli.
Il viaggio
Paesi di emigrazione
Sud America, , Nord America, AsiaData di partenza
1907Periodo storico
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