Mestieri
dirigente scolasticoLivello di scolarizzazione
licenza scuola media superiorePaesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1936Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Alfonso Casadio ha 20 anni quando a Hon, in pieno deserto libico, incontra una prostituta africana e se ne innamora. La descrizione del rapporto che instaura con la ragazza, costretta a vendere il suo corpo dopo essere stata abbandonata dalla famiglia, assume toni romanzeschi.
Un pomeriggio la tenutaria, mi disse che era arrivata una fanciulla negra, non certamente vergine ma al suo primo ingresso nel postribolo: una breve storia che aveva del romanzesco. M. era nata nel Niger settentrionale confinante con il sud algerino. La famiglia, miserrima, seminomade, l’aveva venduta a una tribù Tuaregh che l’aveva tenuta fino alla pubertà. Poiché i Tuaregh non fanno mai matrimoni misti, arrivata all’età da marito la consegnarono a un carovaniere che stava risalendo verso il nord con un po’ di mercanzia. Giunto a Hon non trovò di meglio che presentarla e venderla ad A. che subito la giudicò ben adatta a far carriera nel proprio squallido ‘istituto’ con sei o sette ragazze tuttofare. Ma proprio tutto. Quando entrai nella sua cameretta fui sorpreso dalla sua bellezza. Proprio una Venere nera. Mi guardò e si mise a piangere; quasi sicuramente ero il suo primo europeo. Non conosceva una sola parola di italiano e smise di piangere quando mi sentì parlare arabo anche se non correttamente. E cominciai ad insegnarle le prime parole: i saluti, gli oggetti, le domande da fare, le frasi. di circostanza. Andò avanti così per diversi giorni finché ci accorgemmo di esserci innamorati. C’era qualcosa in lei che non avrei più dimenticato: la straordinaria capacità di esprimere i propri sentimenti con le poche immagini di cui disponesse. Un pomeriggio, come sempre, mi stava preparando una tazzina di tè e appena pronto, posò il bicchierino sul palmo della mano trattenendolo con le dita socchiuse che, nel porgermelo, aprì lentamente dicendomi: «Vedi? Le mie dita sono come i petali di un fiore che si apre per te. Questo fiore è il mio amore e tu sei la mia pioggia». Un’altra volta, mentre stava sventolando i carboncini ardenti del fornelletto indicò la ventola e mi disse: «Questo fuoco è il mio amore per te e questa ventola sei tu». In quel momento, lo ricordo bene, mi domandai che differenza ci fosse fra quella povera analfabeta e i poeti dell’800 che avevo studiato a scuola. Quella fanciulla aveva trascorso tutta la sua breve esistenza fra la sabbia e le aride rocce spaccate dal sole nella desolazione, nel silenzio di quell’infernale paesaggio. Accudiva al magro pascolo di due o tre macilente caprette nella faticosa e paziente ricerca di qualche arbusto e la sua vita sotto la tenda doveva esser stata ben poco piacevole anche per una misera negretta come lei. Forse avrà visto piovere una o due volte in tutta la sua esistenza (io in cinque anni vidi piovere per soli dieci minuti e abitavo molto più a nord) eppure le sarà bastato vedere una sola volta un fiore sbocciare dal nulla per capirne tutta la poesia e il recondito significato. Quel giorno, davanti a me, sentì di non essere soltanto né la piccola schiava di una tribù, né una prostituta di quella casa, ma una donna libera, una donna amata, una donna nera amata da un bianco; anzi, qualcosa di più di una donna: un fiore nel deserto. Ed io la sentivo mia, esclusivamente mia nonostante che ogni giorno dovesse soggiacere alle voglie di tutti gli uomini che bussavano alla sua porta.
Il viaggio
Mestieri
dirigente scolasticoLivello di scolarizzazione
licenza scuola media superiorePaesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1936Periodo storico
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