Mestieri
ricercatore, addetto all'ambasciataLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
CinaData di partenza
1983Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Temi
politicaTemi
politicaPrimavera dell’anno 1988, Catello Cesarano è a Pechino in qualità di consulente scientifico dell’ambasciata italiana.
Pechino, Marzo 12, 1988
La primavera ha fatto capolino questi ultimi due giorni, con un tempo mite e un dolce desiderio di far niente, inconfondibilmente primaverile. E’ arrivata così, quasi di colpo, come una piacevole sorpresa: a un tratto scopri che puoi andar fuori senza cappotto. Ti guardi in giro e tutto sembra più gradevole. Guardi le piante e scopri che un velo di verde, quasi impercettibile sta apparendo sulle chiome degli alberi. Licia ha ripreso le lezioni di cinese. La vita sociale continua, ma non così massacrante come in altre occasioni. Abbiamo avuto ospiti colleghi cinesi del Ministero degli esteri che parlano italiano, vecchi amici: “lao peng you”. Li avevamo visti tutt’e tre a Shanghai. C’era una imponente corteo di macchine, segno indubbio che c’era nei paraggi una importante delegazione, il pensiero è corso subito a qualche paese importante ma da noi poco conosciuto, la bandierina sulle macchine non era di facile interpretazione, ma poi abbiamo visto il collega cinese e tutto è apparso chiaro: erano i Capitani reggenti di San Marino, che qui in Cina sono stati trattati con ogni riguardo per mostrare al mondo che grandi o piccini tutti i paesi amici sono ugualmente importanti per la Cina. Tra le cose gradevoli di questo periodo, dobbiamo citare la festa delle lanterne. Si tratta di una tradizione che secondo alcuni risale addirittura al II secolo a.C. e che consiste nell’appendere delle lanterne fuori dall’uscio allo scadere della seconda settimana dopo il capodanno cinese, il che coincide con la luna piena. Col tempo è diventata una occasione per costruire le lanterne più belle e più fantastiche. Quest’anno è stato organizzata una mostra nel parco vicino alla città proibita, mostra che è riuscita particolarmente bene. Soprattutto alla sera, quando tutte le lanterne erano illuminate e anche se oramai sono costruzioni molto elaborate, con accorgimenti tecnici molto divertenti, esse riescono ancora a rievocare il fascino e la magia di tempi passati. Quest’anno il tema a cui i realizzatori delle lanterne si sono ispirati era il segno del drago. Un tema congeniale all’ispirazione degli artisti cinesi: sono usciti fuori dei bellissimi dragoni, dall’aria molto pacifica, di varie dimensioni, e di vari colori, ma tutti illuminati dall’interno, con la testa e il corpo che si muovevano o che sbuffavano fiotti di fumo dalle narici.
Pechino, Marzo 15, 1988
Stamani ho assolto a un delicato compitino diplomatico: ispezionare il posto che il Ministro degli Esteri Andreotti andrà a visitare nell’ipotesi che venga il 24. Si tratta del CCAST, è un centro che nella mente del suo ideatore: T.D.Lee, dovrebbero costituire l’equivalente del Princeton Institute for Advanced Studies, cioè un posto dove scienziati giovani e promettenti assieme a scienziati già affermati si ritrovano e fanno della scienza di qualità elevata. In prospettiva si dovrebbe creare un punto di riferimento e una scuola cinese di pensiero a cui possano attingere e contribuire le menti più elette e gli ingegni più promettenti nel campo della fisica teorica. Tra le tante iniziative che vedo nascere in Cina, questa è una di quelle che mi sembrano più ricche di prospettive reali e destinate a dar frutti. Infatti le premesse sono che al centro possono accedere solo dei giovani laureati in fisica, una sessantina in tutto, scrutinati molto severamente da una commissione che ne valuterà produzione scientifica e qualità dei lavori, in modo da scegliere i più brillanti in senso assoluto. Il ricambio sarà frequente: è previsto che vi sia uno staff ridottissimo e solo “visiting scientists”. In sostanza cioè l’accento è sulla qualità delle persone. Il Centro infatti non è altro che una palazzina di 5 piani fornita di qualche computer. Quanto diverso tutto ciò dalla generale tendenza a credere che comprando o procurandosi attrezzature sofisticate, si sono messi automaticamente su un livello di tecnologia avanzata. Due giorni or sono ho visitato un centro di informatica, che appunto è fornito dei “latest equipments” del settore. Tutto molto bello e anche insolitamente gradevole da un punto di vista architettonico, in grado di fornire servizi di informatica a chiunque ne faccia richiesta. Parlando con uno dei responsabili è emerso che il nocciolo del problema è proprio in questo “chiunque”. Questo “chiunque” presuppone l’esistenza di una organizzazione e di una cultura dell’informatica, che crei una utenza, sia nel fornire che nel procurarsi i dati, capillarmente distribuita su tutto il territorio, collegata con altre banche dati, anche in Cina. Così come è ora, c’è l’hardware, cioè la macchina, ma non si vede bene come verrà utilizzata. Ancora una volta è dimostrato che acquisire un know how, non richiede semplicemente acquistare delle tecnologie, ma anche saperle interiorizzare e utilizzare, e questo a sua volta richiede tempo e risorse umane. Comunque tanto per cominciare i rappresentanti dell’Accademia Sinica avevano disertato la cerimonia!
Pechino, Aprile 4, 1988
Abbiamo avuto un periodo intenso di visite. A cominciare da quella del Ministro degli Esteri Andreotti, che è servita di esempio per una pletora di altre delegazioni. E’ andato tutto bene, anche perché’ Andreotti confermando la sua fama di persona dotata di un finissimo senso dell’ironia di marca romanesca, sa cogliere l’aspetto umoristico di certe situazioni. Per es. quando è arrivato, tanto per cominciare c’era la neve, evento molto raro a Pechino, mentre gli avevamo preannunziato che stava per cominciare la primavera. Poi l’aereo è atterrato con due ore di anticipo. Infatti il programma prevedeva l’arrivo del Jet presidenziale alle 11,15 e tutte le disposizioni erano state date per trovarsi all’aeroporto una mezzora prima, vale a dire alle 10,45. Alle 8,30 invece in Ambasciata, ferale, arriva la notizia che l’aereo stava per atterrare. L’Ambasciatore con pochi collaboratori raccolti li per li, si è precipitato all’aeroporto, dando disposizione che sua moglie e le altre signore si portassero all’albergo dove Giulio e il suo seguito dovevano alloggiare. L’Ambasciatore non ne ha parlato, ma si potrebbe anche immaginare che nel tormentoso tragitto dall’ambasciata all’aeroporto abbia fatto qualche pensierino preoccupato all’idea di incontrare Andreotti già arrivato, in piedi, in mezzo alla pista coperta di neve, immobile, impassibile, le gambe leggermente divaricate e uno sguardo glaciale mentre la Signora Andreotti, vestita con abiti troppo leggeri sta rabbrividendo dal freddo. L’Ambasciatore si stava già predisponendo un discorsetto di scuse. Per fortuna nulla di tutto questo. L’Ambasciatore è arrivato prima del Ministro e anche noi, avvisati all’ultimo momento ce l’abbiamo fatta. Andreotti è sceso dall’aereo col migliore dei suoi sorrisi e la signora prudenzialmente era avvolta in una morbida, calda cappa di lana. Per quello che riguarda le mie incombenze devo dire che gli unici problemi li ho avuti da persone che venute a Pechino in occasione della visita del Ministro, ritenevano opportuno sottopormi i loro problemi. In questi casi all’Addetto Scientifico vengono attribuiti poteri taumaturgici.
Il viaggio
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