L’armata d’Africa

La vita a bordo è resa animata dallo schiamazzo e dal movimento di noi soldati. Il rullio monotono e continuo della nave è intramezzato dai canti sentimentali e nostalgici di questa forte gioventù, che è impaziente del momento in cui potrà offrire le proprie braccia ed il proprio sangue, se vi sarà bisogno, per il prestigio e la gloria della bella Italia. Mi dirigo verso prua ed appoggiato sulla tolda della nave, fisso le mie pupille sui mare come a volerne scrutare i misteri nelle sue profondità racchiusi. E le onde del mare sopraelevandosi ed innalzandosi incessantemente in un movimento ritmico e continuo così sembrano a me parlare «Salve, o voi, che vi accingete a combattere sotto il torrido sole Africano, nelle Ambe, sui monti, negli aridi, infuocati deserti della sconfinata terra d’Abissinia. Partite contenti non sarete dimenticati! Tutto un popolo, freme, spasima nella febbre di sapervi vincitori per l’onore della vostra bandiera e per la speranza di un avvenire migliore, per quella moltitudine immensa di operai Italiani, che più non sono accettati, ma che più non saranno sfruttati dalle nazioni ex amiche ed ex alleate. Non vi dimenticheranno! Tornerete; e quando le vostre bandiere garriranno ai e. dal cuore e dal petto del popolo vostro salirà verso il cielo il grido dì giustizia e di vittoria, allora e sempre, riconosciuti, sarete ricordati. Salve e gloria saranno a voi resi? Ai vincitori di Montenotte, di Areole, di Mondovì, il generale Napoleone così parlava «Quando voi rientrerete nella vostra Patria, le vostre madri, le vostre spose vi additeranno dicendo – Il eté dell’Armè d’Italie -» Tornerete voi pure ai vostri Cari, ai vostri affetti i durante il trionfo che vi verrà tributato le madri, le spose, le fanciulle e vi guarderanno, vi ammireranno e con desiderio e speranza così diranno – Egli era dell’Armata d’Africa »