Mestieri
imprenditoreLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
ArgentinaData di partenza
1859Data di ritorno
1860Periodo storico
Periodo pre-unitario (fino al 1876)Luigi Canzi, giovane imprenditore lombardo, è appena arrivato in Argentina, appena uscita dalla guerra civile nel novembre del 1859. Solo un mese prima si è combattuta a Buenos Aires la battaglia di Cepeda.
Cominciarono le difficoltà con lo sbarco. Arrivando noi contro un fortissimo Pampero ebbimo quindi a fare più di tre miglia in un gran canotto. Bisognava attaccarsi colle mani per non cadere in mare tanto era l’ondulazione. L’acqua che entrava da ogni parte ci mise in uno stato deplorabile; e tutti poi, anche i fortunati nella gran traversata, ebbero il mal di mare durante questo piccolo tragitto. Per giunta si pagò quasi 20 Fr. a testa! E dire che son nostri patriotti che ci han fatto pagare tali prezzi! Poiché quasi tutti i barcaioli di Buenos-Ayres sono genovesi. Fa un curioso effetto il sentire parlare uno dei nostri dialetti dopo un viaggio sì lungo. Fa bene; sembra quasi d’esser in patria, quasi ne speri un appoggio da questi tuoi paesani. Ma ben presto svanisce l’illusione e t’accorgi esser d’essi i più accorti ed accaniti ad allegerirti la borsa. Il Genovese all’estero si fa veramente rimarcare per il suo spirito d’ordine e d’economia. In ciò è forse un po’ troppo spinto. Caricammo tutti i nostri effetti su d’una carretta a mano poi attorno per la città alla ricerca d’un Albergo. Ci decisimo per quello del Commercio tanto pel suo nome come pel suo aspetto pulito ed al tempo stesso modesto. Ma non fummo fortunati nella scelta. Eravi un cameriere francese di un’impertinenza favolosa. Lo stesso giorno, mentre da una finestra stavo ammirando la flotta d’Urquiza che passava pel Plata, egli a viva forza cercò togliermi il canocchiale di cui mi servivo e che avevo trovato su d’un tavolo. E ciò perché? Per servirsene egli stesso! Naturalmente glielo ruppi sulla testa, poi gli ruppi la pelle a furia di scapelotti. E qui un parapiglia, un correr di avventori, di sguatteri, e tutti volevan dividere, pacificare, dar ragione a dritta ed a sinistra. Ma il padrone dell’Albergo venne a dare una piega ben più seria all’affare. Sbuffante di rabbia vedendo a mezzo demolito il suo capo casa, si mise a declamare com’io fossi un rivoluzionario accorso appositamente dall’Europa per suscitare imbarazzi all’eroe, al magnanimo etc. Urquiza; un mestatore un incitatore ad armarsi, a rivoltarsi. Ehmm….Nient’altro! Si vede in che bella posizione mi trovavo io. In un paese abbastanza… ma non troppo civile; tre giorni dopo cessata la guerra, con un vincitore del genere d’Urquiza ed io…. rappresentato come una testa pazza fatta apposta per la tribolazione dell’ordine stabilito. Non c’era da scherzare; ma giudicai non esser del caso il farsi piccino ad evitare la bufera; mi mostrai invece ancor più risoluto. Dichiarai ai signori accorsi dalle altre sale essere l’Albergatore un’impudente impostore, ruffiano, accusatore d’altri solo per far dimenticare sé stesso; dissi lo scopo del mio viaggio esser solo scientifico come lo dimostravano chiaramente gli istrumenti d’Ingegnare che portavo meco (erano del Moneta), minacciai di portare accusa davanti ai Tribunali, m’infinsi deciso a ricorrere al mio governo, il Sardo, acciò mi fosse dato soddisfazione e, pagato il nostro conto, mentre tutti erano ancora a mezzo sbalorditi dalla mia gran parlata, incerti del chi avesse ragione e se avessero a trattenermi, caricata la nostra roba su di un’ altra carretta nuovamente ci misimo alla ricerca di un alloggio. Pensai che l’Albergo del Globo avrebbe di buon cuore ospitato tutte le nazionalità e poco avrebbe badato ai colori politici. In quello dunque ci fecimo da dare una camera e non ce ne trovammo malcontenti. Siamo discretamente serviti, idem pasciuti, ma quanto ci consola maggiormente si è l’avervi un Cameriere Milanese. Egli è un omettino mezzo storpio, interamente gobbo, bisbetico, insolente, ma è Milanese….. ciò per noi suppliva a tutto. Adesso poi, caro amico, son stanco di scrivere; depongo la penna, mi vesto e corro la città; ho smania di vederne le donne che mi dicono bellissime e non ho ancora avuto tempo di ammirarle.
Il viaggio
Mestieri
imprenditoreLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
ArgentinaData di partenza
1859Data di ritorno
1860Periodo storico
Periodo pre-unitario (fino al 1876)Gli altri racconti di Luigi Canzi
A 7000 miglia dalla patria
Buenos Ayres il 16 Nov. 1859 Carissimo Amico già da tre giorni mi trovo nella capitale della Repubblica...
Novecento miglia
Bisognava decidersi sul modo di continuare il nostro viaggio. In diligenza nò, perché bisognava aspettare la...
Caduta da cavallo
II professore Mantegazza ci aveva muniti d'una caldissima lettera di raccomandazione pel suo suocero Don Saturnino...
La colonia del Gran Chaco
Tutti si mostravano favorevoli ai progetti di Moneta e l'incoraggiavano. Il Governo gli accordava, 30 leghe...