Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
IsraeleData di partenza
2004Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Betlemme e Gerusalemme vissute nel periodo natalizio del 2004 invitano Patrizia Di Luca a una riflessione sui luoghi che visita, carichi di storia millenaria e attraversati da problemi irrisolti, e a indagare dentro di sé.
26 dicembre 2004
ore 22 Star Hotel, Betlemme. Silenzio. In cielo la luna piena e stelle splendenti nel chiarore argentato della notte. Dalla finestra vedo la città illuminata e la Basilica della Natività, con un albero di Natale bianco di piccole luci. Nel 2002, durante i giorni dell’assedio, da queste finestre i giornalisti di tutto il mondo erano impegnati ad osservare cosa accadeva sulla piazza.
Siamo atterrati a Tel Aviv questa mattina alle 3.20, poi all’alba siamo arrivati a Betlemme.
Abbiamo pranzato con falafel e humus, in un piccolo locale palestinese. Fino ad oggi per me era impensabile fermarmi a mangiare in un luogo dall’igiene così approssimata, senza la rassicurante, anche se spesso solo apparente, certezza della pulizia. Provo a lasciarmi “toccare” dalla realtà, ad entrare in contatto senza proteggermi, senza cercare sicurezza e perfezione. Forse è anche questa una forma di quell’intimità che desidero vivere… Mi sono piaciuti i sapori dei cibi, gli odori forti, mi è piaciuto condividere il pasto con dei compagni gentili, fino a ieri sconosciuti, e fidarmi di chi cucina, anche se contravviene a tutte le mie regole.
Nel pomeriggio siamo andati a Gerusalemme, sacro centro del mondo. Dopo appena due mesi sono tornata in questa città splendida e questo è per me motivo di profonda gioia. Nel mercato arabo, disordinatamente pieno di gente e di merci, abbiamo celebrato il nostro ingresso a Gerusalemme con una spremuta di melagrana acquistata da un venditore ambulante vicino alla porta di Damasco. Melagrana, rossa di passione, amore, piccoli grani luminosi, simbolo di abbondanza e fertilità, segno di convivenza e comunità. Questo modo di mangiare e bere, questo camminare tra una folla urlante, è il mio percorso per imparare a vivere “nonostante” la paura, visto che senza, forse, per me è impossibile… Visitiamo la Basilica del Santo Sepolcro. Nella Cappella del Calvario c’è una celebrazione armena: incenso, canti, candele accese… Il sacro si sperimenta, non si pensa, il mistero si incontra inaspettato e non si spiega…
Per ritornare a Betlemme prendiamo un piccolo bus, insieme a due ragazzi palestinesi che vivono a Padova da tempo; al cechk-point scendiamo e continuiamo a piedi. Mike è un ingegnere informatico rimasto in Italia per avere una vita normale, lontana dalle quotidiane umiliazione, ma lontana anche dalla sua patria, dalla sua terra. Mi racconta che i cittadini palestinesi non possono arrivare all’aeroporto dì Tel Aviv, ma devono atterrare ad Amman e poi raggiungere la propria città senza passare per Israele. Ci ha invitato a casa sua, mi ha lasciato la sua mail, che spero di non perdere per mandargli un saluto quando rientreremo in Italia.
I viaggi organizzati garantiscono maggiori comodità ma impediscono l’incontro con le persone che vivono nei luoghi visitati, proteggono e isolano da ogni contatto trasformandoci in turisti. Neanche questo viaggio porta ad un’autentica condivisione, però mi offre qualche possibilità in più per avvicinarmi alla realtà di questa terra e alle persone che la abitano.
Il viaggio
Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
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