Mestieri
pittriceLivello di scolarizzazione
Accademia delle Belle ArtiPaesi di emigrazione
Stati Uniti d'AmericaData di partenza
1951Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Franca Barbara Frittelli nel 1951 è negli Stati Uniti, in New Mexico, l’anno che sta trascorrendo dopo aver vinto la borsa Fulbright si arricchisce di nuove conoscenze e nuove esperienze a contatto con la realtà di un’America molto diversa da quella delle grandi metropoli, e probabilmente più vicina al suo spirito artistico.
Le Danze del Granturco non erano a Santo Domingo, ma al Pueblo di San Ildefonso, a qualche ora di distanza, nella stessa riserva indiana. E allora perché non portarci anche i nostri due ospiti?! Pitacio e sua moglie si vestirono in fretta da festa; lui con una splendida fascia rossa intorno alla testa, lei con scialli di seta. Calzarono i bei mocassini dai bottoni d’argento; infilarono una dietro l’altra tutte le collane d’argento e turchese giù per il collo, alle braccia bracciali incastonati e alle dita tutti gli anelli che possedevano. Erano felici della bella occasione di vedere le danze a San Ildefonso e di essere con noi.
Pitacio per tutta la strada cantò in indiano, mentre noi in silenzio si ascoltava, facendo tesoro della sua voce così profonda e dalle mille modulazioni. Race era veramente felice. La macchina si fermò a metà strada, ma il governatore tranquillamente seguitava i suoi canti, mentre tutti noi, in grande agitazione, si chiedeva un passaggio ad altre macchine per andare a prendere della benzina al primo distributore. Cliff andò e tornò in pochi minuti, mentre Race aveva già rimesso in moto la macchina e quasi lo perdevamo per la strada.
A San Ildefonso le danze si svolgevano su tutt’e due le piazze del villaggio. Ne finiva una da una parte e ai rintocchi di tamburo, iniziava l’altra dall’altra parte. Le danze erano belle e perfette come quelle del Pueblo di Cochiti, peccato che qui non ci fosse il piccolo Junior.
Passammo tutto il pomeriggio accovacciati all’ombra di una Kiva sopraelevata, di fronte alle belle file dei danzatori, ascoltando in silenzio i cori profondi che si univano all’aria e al profumo di pino bruciato. Il sole illuminava uomini e donne che nei loro costumi parevano davvero degli dei.
Si lasciò il villaggio che gli ultimi raggi del sole, caldi e vermigli, rasentavano le terrazze alte del Pueblo. Le piazze vuote dopo la festa, sembravano riposare, palpitando ancora nella polvere appena battuta. Rimaneva in quel villaggio il nostro cuore, un pomeriggio santificato, donato allo “Spirito Supremo”.
Il viaggio
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