Paesi di emigrazione
SpagnaData di partenza
2014Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Comincia l’avventura: Giacomo si mette in cammino dal confine francese per raggiungere a piedi Santiago de Compostela. I primi chilometri sono i più faticosi e viene colto da un po’ di sconforto.
13 settembre 2014 — giorno 1 di cammino
Il primo lungo giorno di Cammino. Sveglia alle sette, salto giù dal mio letto a castello ed esco dallo stanzone da otto. Faccio colazione in un bar in paese per non incamminarmi a stomaco vuoto: ordino una fetta di torta e un tè. La barista mi porge la fetta di torta e poi si volta a fare il tè. Lo appoggia dal suo lato della cassa e mi saluta sorridendo. Al che io allungo la mano e prendo il tè. Era il suo e me lo fa notare subito prendendomi per un ladro. Che figura! Non aveva capito che avevo ordinato anche un tè. Inizia subito la salita. Questa è descritta come la tappa più dura del Cammino, 26 chilometri fino a Roncisvalle salendo fino a 1400 metri. Parto con belle speranze che vengono però presto distrutte dalla fatica. Cammino molto lentamente, tanto che credo di non riuscire ad arrivare a Roncisvalle, mi sento la schiena distrutta già dopo pochi chilometri e le gambe sono appesantite. Una fatica incredibile che mina la mia voglia di fare il Cammino, mentre vedo molti pellegrini passarmi davanti. Passiamo sui Pirenei, fra montagne verdi che sembrano colline ricche di pascoli. Ai lati della strada molte pecore, vacche, cavalli. Il sole è oramai alto e picchia parecchio. Il caldo assieme alla fatica mi fa venire mal di testa. Verso mezzogiorno mi fermo come molti altri pellegrini presso una statua della Madonna e mangio un panino. Mi ritrovo al centro di una foto di gruppo di alcuni pellegrini baschi. Che siamo in terra basca ce lo ricordano tutti i cartelli modificati a mano. In alto volano i condor, e sembra di volare anche a me quando mi tolgo lo zaino. La seconda metà della tappa è meno ripida e Orreaga (il nome basco) non pare più così lontana. Usciti dalla Francia ed entrati nella regione della Navarra camminiamo su una bella strada non asfaltata in mezzo al bosco. Lontano dai gruppi di pellegrini, sento il suono del mio passo immerso nel verde. Non mi aspettavo un percorso così affollato. Uno strano ungherese mi fa domande in inglese a cui non saprei rispondere nemmeno in italiano (perché sei qui? come mai non sei fidanzato? trovi la tua vita noiosa? — a quest’ultima so rispondere: no, anzi, non mi farebbe male un po’ di stabilità). L’ultimo tratto di salita, di nuovo al sole, prosciuga le mie energie. Anche nella lunga discesa finale vado molto piano, d’altronde solo chi non ha mai camminato in montagna crede la discesa poco faticosa. Una nuova crisi. A Roncisvalle stasera ci arrivo, ma di questo passo raggiungerò Santiago? Forse dovrei ritirarmi. Vale la pena soffrire e continuare? Io che pensavo di essermi allenato sono costretto a farmi un bagno d’umiltà. La tirata per 26 chilometri è necessaria perché prima non ci sono albergue, se non a pochi chilometri da Saint Jean. Tutti i pellegrini la fanno e vedo facce affaticate, ma non sconvolte. Ceno con una allegra famiglia neozelandese. È bello vedere una famiglia così unita che fa un viaggio del genere. Spiego loro il mio sogno di visitare il loro paese un giorno. Il tedesco che dorme nel letto sotto il mio mi mostra una foto che mi ha fatto stamattina. Una ragazza intaglia il bastone che ha recuperato oggi. Le sofferenze temprano lo spirito.
Il viaggio
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