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Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Maria Paciullo racconta in poche righe il motivo del suo profondo amore per l’Egitto e dell’ammirazione per la popolazione egiziana. Al di là dell’amore che la lega al marito, originario del Cairo, e dei legami ormai inestricabili dell’intera famiglia, che vive tra il Nord Africa e il Sud Italia, Maria apprezza la cultura del Paese nel quale ha messo radici da molti anni.
Il mio nome è Maria Paciullo, sono italiana del Sud, dove ho vissuto per più di tre decenni. Sono diventata italo-egiziana negli anni ’80, essendomi sposata con Hassan Elaassar, e vivo tra il Cairo e Bari provincia. Abbiamo tre figlie e sei nipoti equamente suddivisi tra i due paesi che, ovviamente, stanno a cuore a tutti noi. Sappiamo quanto gli egiziani amino l’Italia e ricordino con gratitudine che gli italiani, insieme ai greci, siano stati solidali con loro in momenti storici difficili. In Italia si favoleggia degli antichi Egizi e da Bari ci sono voli diretti per le spiagge del Mar Rosso, ma trovo che non si abbia reale conoscenza dell”Egitto” odierno per colpa dei media.
La grande Sfinge di Giza, Micerino, la mia primogenita ed io in attesa, era il 1974. Tutte le donne egiziane, giovani e meno giovani, a quell’epoca portavano la minigonna e nessuna il velo. Seguivano tutte la moda parigina. L’abito che porto in foto, lo realizzai io stessa, in puro cotone egiziano; di quello che non esiste più oggigiorno!
Il calore, la comunicativa, l’ospitalità egiziani restano nel cuore di chi ne fa “esperienza”, la convivenza amichevole e rispettosa che la terra delle religioni continua ad esercitare da millenni di storia, di cultura e di saggezza. Il grado di umanità lo si sperimenta anche, ad esempio, se l’auto va’ in panne per strada: perfetti sconosciuti, spontaneamente, si adoperano per sistemare le cose, per poi subito salutare con un sorriso, ben felici di essersi resi utili, la ricompensa accettata è solo una riconoscente stretta di mano e ognuno prosegue per la sua strada, contento per aver sperimentato un momento di disinteressata solidarietà. Questa avviene senza esibizionismi verso orfani affinché completino gli studi, tenuti nella massima considerazione da tutti; e verso chi deve affrontare costose cure per gravi problemi di salute. Il Ramadan, dal tramonto all’alba, è una festa conviviale da condividere con parenti, amici e bisognosi di qualunque fede. Anche nella frenesia della vita attuale, anche se si contatta per affari, sempre ha la precedenza la cortesia d’informarsi circa il benessere dell’interlocutore e dei suoi cari: prima l’empatia e dopo tutto il resto. La privacy è sacra e il timore del malocchio universalmente diffuso: energia negativa riconosciuta e suo antidoto è la generosità verso chi vede le tue cose: il donare qualcosa placa il desiderio e l’invidia temutissima. Sempre, in qualunque frangente, anche il più tragico, si ringrazia l’Eterno perché tutto proviene da Lui e tutto ciò che ci manda è bene: questo incondizionato rimettersi nelle mani di Dio è rimedio contro la disperazione. Ma il porgere l’altra guancia è considerato una responsabilità in quanto si dà a chi colpisce l’opportunità di peccare ancora. Il menzogniero è bollato come capace di qualunque malefatta. L’humus culturale fa’ sì che anche gli individui più semplici siano dotati di una rapida e precisa comprensione psicologica assolutamente sorprendente. In Italia, quando si scrive e si parla di origini culturali si risale fino ai Greci dimenticando che, a detta di Erodoto, i Greci hanno tutto assimilato dagli Egizi così Romani, Arabi e via di seguito. Tutto il mondo si giova della sua cultura madre, ma per pura questione religiosa si vuole oscurare la terra delle religioni perché divenuta a maggioranza musulmana e oscurando che l’Islam si innesta direttamente sulla tradizione giudaico-cristiana. Chi non riconosce e venera questa tradizione non è da considerarsi musulmano.
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