Mestieri
cooperanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
TanzaniaData di partenza
2007Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Liza Tanganelli, cooperante allo sviluppo in Tanzania nel 2007, racconta le sue attività svolte nella piccola comunità di Ilunda, all’interno di una scuola che raccoglie bambini orfani o provenienti da famiglie in difficoltà. E racconta la magia dei progressi che vede fare ai piccoli alunni.
Ilunda, 24 Oktoba 2007,
Salve miei cari,
non vedevo proprio l’ora di rifarmi sentire, dopo tutto questo tempo. Forse il tempo non era molto, ma vi posso assicurare che per me la prima settimana di lavoro al villaggio è stato molto emozionante e faticoso, al punto che ora mi trovo a letto con l’influenza…no, Mamma, non è malaria!
I bambini sono più o meno 90, divisi in 8 case. In ogni casetta ci sono più o meno 10 bambini divisi per età e, nelle casette dei grandi, divisi per sesso. Con loro abitano due o tre ragazze per casetta che lavorano all’orfanotrofio e si occupano della casa e dei bambini. Vengono chiamate Wamama (Mamme) anche se in realtà quasi nessuna di loro ha figli, e hanno di media 18 anni. Il nostro lavoro ci fa stare a stretto contatto con tutti i bambini, dai piccolissimi ai più grandi.
La mattina andiamo nelle casette dei bambini che ancora non vanno all’asilo per aiutare le loro Mamy, per intrattenerli o per imboccarli. Inoltre la mattina aiutiamo tre ragazzi analfabeti di 8, 14 e 24 anni. Due di questi vengono dal villaggio accanto proprio per imparare a leggere ed a scrivere. Io e Marta ci occupiamo più in particolare di quest’ultimi, Daudi e Monika.
Anche le giornate dei bambini sono molto lunghe e stancanti. Loro si alzano verso le 5 di mattina, per fare colazione devono accendere la stufa a legna (qua, niente cereali e latte) per potersi mangiare delle patate dolci bollite o della zuppa di mais. Poi fanno un’ora di strada in mezzo alla campagna per arrivare a scuola. Prima delle lezioni devono pulire tutte le aule e il cortile. Rimangono a scuola tutto il giorno a studiare (poco) e a lavorare per i maestri e per la scuola (questo tanto). Quando tornano c’è da lavare i vestiti, tagliare la legna, riempire le cisterne d’acqua di casa, lavarsi, cucinare la cena e poi hanno le nostre attività serali…
Per la convivenza in Africa, abbiamo instaurato degli appuntamenti mattutini con Stefania per spaccare la legna. Riusciamo a fare veramente poca legna rispetto a loro, ed ogni volta che un Africano, passando, ci vede si mette a ridere. Ieri però abbiamo trovato una sega (non elettrica, eh!), e con quella si va molto meglio che con l’accetta.
Ieri mattina il nostro villaggio ha subito un po’ di scompiglio a causa di un topo trovato a gironzolare vicino allo scivolo dei bambini. Topo, forse è poco, io l’ho visto e pensavo che fosse un coniglio senza orecchie e con una coda lunga 30 cm, un bestione enorme! Il povero “topino” e stato rincorso da una “Mama” con un bastone in mano mentre la maestra dell’asilo gli tirava i mattoni; la scena è stata un po’ crude ma devo ammettere che non mi piacerebbe trovarmelo di notte sotto il letto …
Una sera con Stefania portavamo i giornali nelle case e cominciava già a farsi notte. Il giro della distribuzione dei giornali dura sempre più del dovuto, capita d’incontrare i bambini per il viale e si comincia a giocare o a parlare; poi in qualche casa le Wamama ci chiedono (ogni volta) se vogliamo rimanere a cena, o vogliono imparare l’Italiano o vogliono delle traduzioni di preghiere italiane… Comunque, finisce sempre che torniamo accompagnate dal cielo stellato ed il silenzio della notte. Entrando in una delle ultime case, quella delle bambine, le abbiamo trovate nella stanza principale, sedute in cerchio per terra, tutte strette l’une alle altre, che leggevano. Alcune leggevano da sole, altre leggevano un libro in due e quelle piccole che ancora non sanno leggere guardavano le immagini, in silenzio, senza dir niente. I libri che stavano leggendo erano quelli che avevano presi da me nella biblioteca che teniamo in casa e a cui tengo tantissimo. Io ho sempre adorato leggere libri, e ho sempre cercato d’influenzare, sia piccoli che grandi, alla lettura. Avevo appena assistito ad una scena bellissima, che mi ha veramente commossa. Ci siamo sentite delle intruse in un momento d’intimità dei bambini, nel loro mondo a cui noi non apparteniamo. Però avevamo quella piccola grande passione in comune e mi sono sentita ripagata dai miei sforzi. Nei giorni passati i bambini venivano a prendere un libro e il giorno dopo me lo riportavano per poi volerne un altro e qualche volta mi chiedevo se forse mi stavano prendevano in giro; pensavo che forse in realtà non li leggessero, ma che a loro piaceva solo il fatto di portarsi un libro a casa. E quella sera ho capito che mi ero proprio sbagliata e la cosa mi ha rincuorato da morire.
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